Sintesi schematica: Evocazione dei morti nella Bibbia.
Evocazione dei morti
(morti e vivi nella Bibbia)
Avvertenze
1. Questo studio propone in modo molto sintetico alcune riflessioni sul tema della evocazione dei morti presentate nel corso di diverse lezioni tenute presso la comunità di Pomezia. L'essenzialità della presentazione ha lasciato nella penna aspetti e dettagli del problema (analisi testuale e contestuale dei brani) che sarò lieto di approfondire con chi lo desideri. Sono gradite domande e osservazioni critiche su quanto qui esposto sia pure in forma sintetica.
2. I brani citati vanno letti e analizzati nel loro contesto. La legge del contesto è per la letteratura (anche e soprattutto per la letteratura biblica) ciò che la legge di gravità è per la fisica (R. Scholes-R. Kellogg).[1]
Introduzione
L'evocazione dei morti è presentata nel testo biblico come una forma di idolatria. Essa presuppone e propone infatti una modalità di rivelazione che è alternativa e contrastante con la rivelazione che Dio dona mediante Cristo Gesù "in questi ultimi giorni» (Eb. 1,1 s.).
Evocare gli spiriti?
Deut. 18,9 ss. [cf. Lev. 19,26ss., 31; 20,6)
1. Il contesto riguarda la relazione vitale dell'uomo ebreo con Dio.
2. Si proibisce qui, tra l'altro, ogni forma di divinazione,[2] attività di àugure, magia, incantesimo, consultazione di spiriti, dire la buona fortuna, negromanzia.[3]
3. Si noti che queste pratiche (religione naturalistica, il cui scopo era il controllo e il potere sulla divinità) sono in una opposizione fondamentale rispetto alla religione di Dio: si deve vivere in ubbidienza alla parola salvifica di Dio. Di qui l'importanza primaria della parola profetica. Di più, siamo in un contesto fortemente messianico (Deut. 18,15.17; cfr. Gv. 1,21; 6,14; 7,40).
1 Sam. 28,3 ss. (En-Dor, nel territorio di Manasse)
Saul dapprima bandisce gli evocatori di spiriti dal paese, ma poi, dopo la morte di Samuele, ricade egli stesso nella pratica vietata da Dio.
Pratica spiritistica di origine divina?
1. il Signore non ha degnato Saul di risposta (esito della battaglia coi filistei)
2. Samuele appare prima che la donna (pitia o pitonessa) inizi a fare le sue pratiche e con grande sorpresa di lei!
3. Samuele gli annuncia l'abbandono di Dio, la sconfitta, la morte proprio perché Saul ha fatto ciò che è male (1 Sam. 28,5-25; 1 Cro. 10,13-14);
4. Si enfatizza qui la severità di Dio verso certe pratiche (cf. oltre Is. 8,19-20).
1 Re 21,6
La riforma religiosa attuata sotto re Giosia (2 Re,23,10) fa riferimento anche a queste pratiche idolatriche, incoraggiate sotto il re idolatra Manasse (2 Re 21,5 ss. / 2 Cro. 33,6).
1 Cro. 10,13 s.: si notino le motivazioni della fine del regno di Saul.
2 Cro. 33,10 ss.: Manasse non ascolta la parola di Dio; subisce disfatte; poi si pente.
Is. 8,19 ss. (cf. 29,4)
1. il profeta predica con vigore contro le categorie menzionate;
2. ironica derisione del popolo abituato male (8,19b), schiavo di pratiche contrarie alla parola di Dio;
3. la parola della testimonianza divina è quel che vale (8,20); l'alternativa è l'oscurità (8,22b, non la luce e la conoscenza).
Is. 19,3
1. Dio è colui che frustra i disegni, a dispetto degli evocatori di spiriti;
2. l'azione di Dio non può essere vincolata né dagli spiriti né dagli evocatori di spiriti.
Ap.21,8 (stregoni); Gal. 5,20 (stregoneria = gr. farmakèia, sortilegio, incantesimo, magia; si tratta di una forma di idolatria[4]); Atti 8,10 (la potenza di Dio); Atti 19,19-20: si noti il contrasto fra le arti magiche (tà perìerga) e la parola del Signore (ò lògos tou kurìou) che prevale.
Morti e vivi
2 Sam 12,18-23 ss.
un brano sulla maniera in cui i vivi dovrebbero prendere la morte dei cari; si notino specialmente i vv. 22-23.
Is. 14,10
1. siamo all'interno del carme poetico per la morte del re di Babilonia (Babel, 14,3);
2. contrasto tra la tranquillità della terra alla caduta del re e lo sheol (=mondo non visto degli spiriti dei morti) che invece è in agitazione;
3. nello sheol (àdes, luogo non visto, soggiorno dei morti) sembra si viva un'esistenza umbratile (ombre); e tutto ciò senza sapere che cosa porterà il messia (Mt 16,18b: riferimento profetico alla risurrezione di Gesù, unico modo per aprire le porte dell'ades!).
4. alle domande di 14,10 la risposta è affermativa: anche i potenti muoiono, la loro gloria passa con loro.
Eccl. 9,4 ss.
brano molto realistico, che toglie ogni illusione possibile;
ciò che sanno i viventi e ciò che non sanno i morti;
ciò che fanno i viventi e ciò che non fanno più i morti;
il risultato: depressione o disperazione? oppure la gioia qui-e-ora, illuminata dal tutto dell'uomo (12,15b); e tutto questo quando ancora non si sa che cosa apporterà il messia...
Lc. 16,19 ss.
racconto di grande efficacia narrativa e intensità emotiva; non solo per il principio di inversione che trova qui attuazione, ma anche perché:
non sono i vivi a preoccuparsi per il morto, ma viceversa (16,27-28!);
ci si scontra con l'impossibilità del ritorno (16,31), mitigata da una sola via eccellente: ascoltare e ubbidire alla parola di Dio (16,29).
At. 7,54-60
il racconto è agiografico (morte di un uomo santo nel senso biblico della parola);
Stefano è pieno di Spirito; ha una visione celeste che contrasta con le grida e il linciaggio;
si addormenta;
ciò che non fanno i discepoli a seguito della morte di Stefano: si consideri quanto sin qui visto della storia ebraica antica e le tentazioni in cui caddero tanto di frequente.
1 Tes. 4,13 ss.
il vangelo, rettamente inteso e attuato, elimina ogni forma di ignoranza: anche quella che all'uomo sembra conoscenza?
bando alla tristezza (4,13);
morti e viventi in Cristo, tutti saremo con Cristo (4,14.17b): questa è parola non consolatoria (fittizia) ma davvero consolante (4,18).
1 Tes. 5, 1 ss.
comportarsi in modo degno della parola liberante di Cristo;
aprire il cuore all'amore della verità (2 Tes. 2,10; attenzione agli inganni verosimili);
qui sta la consolazione eterna e una speranza davvero positiva per ogni persona (2 Tes. 2,16b).
Ap. 14,12-13
solo il vangelo ha il coraggio sobrio di dichiarare beati i morti che si addormentano nel Signore;
si noti la motivazione della beatitudine: una motivazione che richiama all'al-di-qua!
Lc. 9,60
la parola del Signore va praticata/predicata ed è davvero primaria rispetto ad ogni altro aspetto nella vita del credente.
Roberto Tondelli
Piccola bibliografia
Oltre ai testi citati in nota, si considerino pure questi lavori.
Grande Commentario Biblico, Brescia, 1973, 147.
Dizionario esegetico del Nuovo Testamento, Brescia, 2004.
C. Schedl, Storia del Vecchio Testamento. Da Samuele a Salomone ii, Roma, 1961.
Enciclopedia della Bibbia ii ("divinazione»), v ("pitone»). Nella bibliografia si cita un articolo di F. Vattioni, La necromanzia nell'A.T., 1 Sam 28,3-25: Augustinianum 3 (1963) 461-481.
Dizionario Ecclesiastico iii, ("spiritismo"; ma anche "magia", "necromanzia"), Torino, 1958. L'autore delle voci cita il suo I misteri pagani e il Cristianesimo, 1943, 151-173.
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[1] R. Scholes - R. Kellogg, La natura della narrativa, Bologna, 1970.
[2] Cf. Lev. 20,27 (cfr. C. Schedl, Storia del Vecchio Testamento ii. Da Samuele a Salomone, 1961, 142 s.); Es. 22,18.
[3] nekrömantiw, indovino che esercita la nekromanteða cioè la divinazione mediante cadaveri e scongiuri alle loro anime. La mantica (mantikú) è l'arte del vaticinio, della divinazione (originaria della Caldea?) (cfr. Vocabolario della Lingua italiana, N. Zingarelli, 19618).
[4] E. Schlier, Lettera ai Galati, Brescia, 1966, 260.
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