Riflessioni

La Bellezza del vangelo salva il mondo

INVITO: a riporre al suo posto la chiave della conoscenza umile La comunità che Le propone questo invito insolito è costituita da persone che stimano e amano Gesù. è lui in effetti l'unico fondamento della fiducia di queste persone che cercano di imitarne il modo di pensare e di comportarsi. Formatasi alla fine degli anni sessanta grazie all'iniziativa di alcuni credenti, la comunità intende praticare e predicare i criteri presentati nel Vangelo o Nuovo Testamento: Si cerca di seguire il modello di chiesa proposto nelle parole senza tempo di Gesù e degli apostoli. La comunità è consapevole che il proprio cammino, accompagnato dalla preghiera comune, può avere speranza di successo soltanto con la guida e l'aiuto del Signore, al quale si affida. Dopo secoli di tradizione religiosa rigida e dopo avere importato idee religiose spesso lontane dalla sensibilità della nostra cultura, tutti si rendono conto che non è facile essere semplicemente cristiani in questa società. Ed è giusto che sia così. Il cristiano segue la via stretta. Ha abbandonato la via larga della superficialità, dell'apparenza. Non bada ai rapidi parcheggi dell'anima. Proprio per questo, però, ci si rende conto che occorre accettare con umiltà non finta la guida mansueta ma autorevole del Signore Gesù. Egli è davvero Maestro unico attraverso la sua parola. Parola letta, meditata, considerata, studiata, esaminata, ri/esaminata, pregata e praticata nonostante lacune, imperfezioni, immaturità. Si legge dunque la parola di Gesù. Ma ci si aiuta a leggere anche i segni dei tempi attuali e dei tempi trascorsi, per conservare memoria della lezione che la Storia continuamente impartisce a chi discorre con lei. Si cerca di imitare, attualizzandolo ma senza snaturarlo, l'atteggiamento di quei credenti che esaminavano bene ciò che veniva loro insegnato dagli stessi apostoli "per vedere se le cose stavano così". Costoro sono definiti nobili o più generosi non certo per la loro sfiducia verso l'apostolo che portava loro il Vangelo, quanto piuttosto per il loro desiderio buono di sapere ciò che Dio davvero voleva da loro. Talvolta, tuttavia, pur mantenendo questo atteggiamento positivo, si sbaglia. Si sbaglia per mille ragioni. Flussi e il riflussi di idee religiose che attraversano il mondo, specialmente quello del tempo reale attuale, se da un lato consentono una più libera espressione del pensiero, dall'altro rischiano di creare soltanto confusione, se non ci si attiene al criterio che è Cristo Gesù che vive e che parla nel Vangelo. Gesù rimprovera quanti hanno tolto la "chiave della conoscenza", perché così facendo hanno impedito l'accesso al regno di Dio a se stessi e agli altri. Il Signore intende riporre quella chiave al suo posto: senza autoritarismi, ma con umiltà e autorevolezza, con una competenza che si pone al servizio umile verso il prossimo, il povero, il malcapitato, lo sventurato. Gesù insegna a coniugare assieme amore e conoscenza. Ma non per l'orgoglio o il plauso di qualcuno. A volte si considerano come impropriamente dottrinali questioni banali o dal valore relativo, che non aiutano l'opera quieta di quanti s'adoperano alla pace. Altre volte, per tenere dietro a problemi religiosi apparenti, si trascurano questioni reali: menzogne dette per convenienza, scelte dettate da opportunismo, lodi sperticate fatte per adulare, manovre alle spalle altrui, uso e abuso dei fedeli, che in perfetta buona fede si fidano di chi li guida - pur avendo il dovere di verificare... In altre parole, talvolta la religione diviene maschera di ipocrisia. Le circostanze del tempo di Gesù si ripetono, sotto altra forma. Accade che religiosi, pedagoghi e predicatori divengano disonesti. In tali condizioni il criterio-guida del Signore non viene a mancare per chi è umile di cuore. Così il tempo della vita che resta può servire al pentimento di errori commessi anche in buona fede. L'errore - multiforme e radicato nel cuore umano - produce incomprensioni, divisioni, separazioni estranee a quella unità, preziosa e mai superficiale, radicata nella verità amorevole e sempre rispettosa, per la quale Gesù pregò prima d'essere arrestato. E per la quale risuscitò dai morti. Considerare e ri/considerare le cose, ri/vederle con maturità spirituale, ri/trovare il valore dell'affettuosità in Cristo - colui che è via umile, verità rispettosa, vita solidale - sono scopi che appaiono difficili solo perché il monte della nostra presunzione li rende tali. Un granello di fiducia può rimuovere la montagna e spianare la strada che accoglie Gesù Cristo nei nostri cuori pieni di dubbi, ansietà, paure, delusioni... Dio è unico. Unico è il mediatore tra lui e noi tutti, Cristo Gesù uomo. Unico il maestro: il Signore. Unico l'avvocato che ci difende: Cristo Gesù. C'è un unico vero problema cardine: la presunzione ignorante dell'uomo. Il nostro lato oscuro. La fiamma dell'orgoglio che tuttora brilla altissima. Eppure, ci sono buone ragioni per ritenere con fiducia che il fuoco maggiore dell'Amore la estinguerà. Pertanto, alla religione dei trionfi, delle vittorie, delle velleità, della potenza e del potere, non siamo interessati. Alla religione che si allea con la politica siamo interessati tanto quanto lo è Gesù nel Vangelo. Alla religione di chi parla, ritenendo d'aver ragione solo perché parla, senza mai sentire la necessità di giustificare davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini, le proprie parole e soprattutto le proprie azioni, alla religione dell'ipocrisia mascherata da facile sermone non siamo interessati. Alla religione comoda che usa la fede per consolare l'impigrimento mentale e annullare ogni criterio di giudizio etico, non siamo interessati neppure un poco. Ma quando il figlio dell'uomo ritornerà, troverà la fede sulla terra? Chi ha posto questa domanda sapeva quel che domandava. Se la religione deve avere ancora un senso e un futuro, che sia finalmente quello della testimonianza umile e non gridata o sbandierata (neppure sulla piazza moderna di internet); che il senso e il futuro della religione sia quello della pazienza, della carità non finta, della responsabilità personale, dell'amore verace, della sobrietà, del giudizio non secondo apparenza, dell'onestà, del perdono tra persone che, riscoprendo Gesù in persona, ritrovano il senso alto della propria Umanità e si accolgono gli uni gli altri come lui ci accoglie. Con amore nella verità. Con verità amorevole. Nel ringraziarLa per aver letto questo scritto, Le ricordiamo che i nostri incontri sono cordialmente aperti a tutti, senza distinzione di credo, razza, censo o altro. Siamo disponibili anche in altri momenti ad incontrarLa per conversare amichevolmente sul testo biblico, per gustare insieme la bellezza del Vangelo. [© R.T., 2001]

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