Smarrimento e Ritrovamento
Dove finiscono le cose del nostro passato? I piccoli oggetti che usavamo solo qualche anno fa, dove sono? E le persone, gli amici di un tempo, dove sono? E dove se ne va il tempo? Qual è lo scopo di tutto? Sono domande suscitate talvolta da fatterelli, talaltra da eventi che capitano nella vita nostra. Il Qoelet (predicatore) propone risposte tendenti allo scetticismo quando scrive: Per tutto vi è il suo tempo, vi è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per svellere ciò che è piantato; un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per fare cordoglio e un tempo per ballare (…). Che profitto trae colui che lavora dalla sua fatica? Io ho visto le occupazioni che Dio dà agli uomini perché vi si affatichino. Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo; egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero della eternità, quantunque l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta (Ecclesiaste 3). Eternità e incomprensione: tale la visione disincantata del saggio Ecclesiaste. A che pro la vita? Lo stesso pensiero dell’eterno («e mi sovvien l’eterno») è inadeguato per menti umane, che sembrano radicalmente destinate alla incomprensione. E fluisce «il tempo», trascinando con sé tutte le cose della vita: nascite e morti, ferite e guarigioni, sofferenze e balli, ricerche e perdite, strappi e ricuciture, parole e silenzi, amori e odii, guerre e paci. Ecco la nostra esperienza: spesso null’altro che il cumulo maleodorante dei nostri errori (dall’alto del quale talvolta pontifichiamo, insegniamo, ammaestriamo, ovvero, ma più di rado, chiediamo perdòno). In una tale condizione esistenziale ci si avvicina Gesù. Ci parla. Ci spiega il senso di tante cose. Non conclude, scetticamente, dicendo: Tu non puoi capire; oppure: Tutto è mistero. Gesù, invece, ci narra tre parabole: quella della pecora smarrita; la seconda, della moneta smarrita; l’ultima, del figlio smarrito, perduto (Luca 15). Tre smarrimenti. Coronati, certo, da ritrovamenti; ma che fanno pensare ai dettagli dell’affanno del pastore alla ricerca della pecora perduta; fanno riflettere sull’ansia della donna per quella moneta che non si trova e sul cuore del padre che smarrisce il figlio. Ecco che cos’è la vita: smarrimento, fluire di tempo, fuggevole smarrire cose e persone. Gesù conosce la persona umana. Per questo è il solo che possa esercitare amorevole indulgenza correttiva verso i nostri errori di gente smarrita. Ecco dunque il suo messaggio: Dio è luce, e che in lui non vi sono tenebre alcune. Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità; ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo figliolo, ci purifica da ogni peccato [smarrimento]. Se diciamo d’esser senza peccato [smarrimento], inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi. Figlioletti miei, io vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il Giusto; ed egli è l’offerta per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Giovanni 1). Se prese sul serio e ponderate, le espressioni di Giovanni, guidato dallo Spirito del Risorto, consentono una speranza che va ben oltre certi vuoti ammaestramenti dell’esperienza. Cristo Gesù, il Giusto, sa bene che tutti, nessuno escluso, smarriamo cose e persone. E smarriamo noi stessi: «la diritta via era smarrita». Ma Giovanni dice di più. Ogni volta che, in ambito spirituale/morale, ci viene indicata la via della perfezione [non-smarrimento], ci si propone in realtà un nonsenso, una bugia del tutto priva di qualunque significato veracemente umano. I perfetti, i precisi, gli inerranti, gl’infallibili non sono umani. Anzi sono, in genere, disumani. Disumanizzano cose e persone. Il solo, vero senso della «perfezione» ci viene ricordato dallo scrittore biblico: Perché con un'unica offerta egli [Cristo] ha per sempre resi perfetti quelli che sono santificati. E anche lo Spirito Santo ce ne rende testimonianza. Infatti, dopo aver detto: Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: Io metterò le mie leggi nei loro cuori, e le scriverò nelle loro menti, egli aggiunge: E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità. Ora, dov'è remissione di queste cose, non c'è più luogo a offerta per il peccato (Ep. agli Ebrei 10). Dunque, una perfezione ricevuta in dono: non certo presente in noi stessi. Essa viene piuttosto regalata dal solo Giusto che ha preso su di sé il nostro smarrimento: imperfezioni, paure, timori, angosce, dolori, errori. Questa è la sola perfezione possibile a chi vuole imitare il Padre perfetto che è nei Cieli. Egli è il solo capace non semplicemente di sentenziare precetti, ma di scrivere delicatamente sul cuore della persona, mutandone la mentalità, avviandola a convertire la sua via smarrita in via retta e corretta. Cesserà dunque così, facilmente, ogni smarrimento? No, non proprio, non sarebbe possibile, come non è possibile arrestare il fluire del tempo. Smarriremo dunque sempre, smarriremo tutto? L’Ecclesiaste non sa, non comprende. La scuola di Cristo è ben diversa, più alta, e così enuncia: Se dunque voi siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l'animo alle cose di sopra, non a quelle che son sulla terra; poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria (Ep. Ai Colossesi 3). La resurrezione cui qui Paolo apostolo accenna è quella della rinascita battesimale per fede fiduciosa in Cristo: morte ad un’esistenza di smarrimento e paure, inizio di vita nuova in Cristo, primo passo di chi potrà certo, d’ora in avanti, perdere e smarrire cose e persone, ma continuerà a cercare e trovare «cose di sopra»: tenera compassione, affettuosità, benignità, sopportazione, umiltà, perdono, pace, carità, parola di Cristo. Con Cristo smarrisco, ma soltanto per ritrovare: senso, significato, scopo. Comprendo gli errori commessi. Elaboro tutto il negativo terribile della esperienza. Imbocco la strada dolorosa del perdòno: ripongo «con Cristo in Dio», nello scrigno assolutamente inaccessibile, la sola cosa che veramente valeva la pena di non perdere: la vita in Cristo. Cristo Gesù è vita per tutti gli smarriti.
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