Voce del verbo evangelizzare / 1
L’evangelizzazione è una necessità buona del discepolo/discepola di Cristo. Necessità buona, perché si tratta di annunciare per amore, con la bocca e di cuore, la notizia buona del regno di Dio. È noto infatti che la parola evangelo vuol dire proprio notizia buona che ci viene da parte di Dio (Mc 1,14). Nel fare così il credente imita Cristo Gesù, il più grande degli evangelizzatori del dominio di Dio (Mt 4,23a; Lc 4,18.43; 8,1). Dunque il credente che evangelizza imita il Cristo.
“Guai a me se non predico l’evangelo!” (1 Cor 9,16b) Se si legge bene tutto il contesto della frase ora citata, si comprende la necessità urgente che spinge Paolo all’annuncio dell’evangelo mediante il parlare, il colloquiare, il conversare dell’evangelo e circa l’evangelo del reame di Dio. Evangelizzare significa predicare l’evangelo del regno di Dio con lo strumento della parola. La parola del credente, che ama Dio e il prossimo, è il mezzo voluto da Dio per questo annuncio così vitale. L’evangelo annunciato infatti acquista una “potenza” che è capace di salvare chi ascolta (= ubbidisce per fede Rm 1,14 ss.). · il “guai a me!” di 1 Cor 9,16b indica urgenza e necessità dell’evangelizzazione; · il “guai” non significa qui paura: non si evangelizza per paura, né perché qualcuno ci dice, ci ordina, ci comanda di farlo; lo si fa per amore; · il credente evangelizza per sua necessità interiore e per gratitudine verso Dio.
Annunciare l’evangelo di Dio a tutti L’annuncio verbale amorevole della notizia buona di riconciliazione e salvezza mediante Gesù Cristo è davvero per tutti: giudei, genti comuni, persone senza legge, persone che osservano una legge, deboli e forti (1 Cor 9,19 ss.). Evangelizzare è un servizio buono (1 Cor 9,19: “servo di tutti”) che esprime una notizia buona, da parte di un Dio che è Buono (Lc 18,18 s.), per consentire alla persona umana di tornare nella condizione buona che fu all’origine della sua storia (Gn 1,31). · l’evangelizzazione fa superare simpatie e antipatie (Mt 5,45); · l’evangelo è per i poveri e per i ricchi (con condizioni di cambiamento diverse per ciascuno!); · evangelizzando si rende un servizio: che va fatto con umiltà e dignità.
Annunciare l’evangelo significa partecipazione/comunione all’evangelo (1 Cor 9,23) Paolo apostolo fa del tutto per partecipare anch’egli all’evangelo che salva: viaggia (Atti 15,40),si reca in case dove è invitato a parlare (Atti 13,7b), così fa Pietro e così fanno i primi cristiani (10,24; 5,42). Paolo coglie l’occasione per parlare nelle piazze (Atti 17,22a), parla persino in carcere (Fil 1,12s.), parla dinanzi a re e a persone umilissime (Atti 26,1; 16,13). In questo modo i primi discepoli e discepole partecipavano davvero all’evangelo: annunciandolo a tutti con la parola e con l’amore. Parola e amore sono i mezzi adottati nel momento in cui l’evangelo è annunciato. l’evangelo diventa potente proprio al momento in cui viene detto, annunciato, predicato con parola amorevole; · la coerenza personale è pure annuncio dell’evangelo; · parola e amore e coerenza vanno assieme; · se il semplice evangelo detto per amore non attrae la persona, l’attrazione che questa può provare in luoghi e modi di svago dove si parla anche di evangelo sarà fittizia e superficiale.
L’evangelo proclamato Oggetto precipuo dell’evangelo è: Cristo Gesù che è stato uomo debole come noi (1 Tim 3,16b), Cristo Gesù che è stato proclamato giusto dallo Spirito di Dio (1 Tim 3,16c) pur crocifisso tra malfattori, Cristo Gesù che è risorto proclamando la propria vittoria agli stessi angeli (1 Tim 3,16d) Cristo Gesù che è stato annunciato fra le genti (1 Tim 3,16e) Cristo Gesù che è stato creduto nel mondo (1 Tm 3,16f) Cristo Gesù che è stato elevato alla gloria: intronizzato presso Dio (1 Tim 3,16g). Questo “colui” è Gesù il Cristo che Dio ha reso: · sapienza per tutti, per i savi e gli ignoranti; · giustizia per tutti, per chi si ritiene giusto e per chi sa di essere ingiusto; · santificazione per tutti, per chi è fedele e per chi tradisce (e si ravvede); · liberazione (dal peccato) per tutti (1 Cor 1,30).
Se l’evangelizzazione è una necessità buona dei discepoli/discepole di Cristo: · non scoraggiamoci nel fare anche questo bene necessario e urgente (Gal 6,9); · non chiudiamo la porta dell’evangelo, anzi spalanchiamola con parola amorevole e coerenza, con educazione non finta e con cordialità non teatrale; · l’evangelo detto è potente e attraente: ma se lo si mescola con additivi, eccipienti, emollienti, dolcificanti… darà frutti fittizi, inefficaci, banali, superficiali; · i primi cristiani non si chiusero in un gruppo elitario, ma si aprirono al mondo e lo evangelizzarono (Col 1,23b): imitiamoli e imitiamo Gesù evangelizzatore del regno di Dio.
Piccola bibliografia: O. Kuss, La lettera ai Romani i, Brescia, 1968. R. Penna, Lettera ai Romani i. Rm 1-5, Bologna, 2007. G. Ricciotti, Atti degli apostoli tradotti e commentati, Roma, 1951. A. Boudou, Atti degli apostoli, Roma, 1962.
© Riproduzione riservata - 2013 |