Adulterio intellettuale
Adulterio intellettuale
Quando si parla di “adulterio” il pensiero va immediatamente al rapporto coniugale e implicitamente alla sua causa più probabile: il tradimento (di uno o di entrambi i consorti), che in genere diventa divorzio. Tuttavia oggi il termine “adulterio” è esteso a varie tipologie di sodalizi, lasciando invariato il suo significato originale: “rottura”, “separazione”, “corruzione” di una relazione.
L’intimità del legame matrimoniale è usata nel Nuovo Testamento come modello alto ma pratico per rappresentare il grado di confidenza fra Cristo e la chiesa: Egli è capo e sposo della chiesa, e la chiesa è sposa di Cristo (Ef 5,22-27; Ap 19,7).
Nell’ebraico antico il concetto del legame matrimoniale era caratterizzato dal termine “incollare”, per indicarne la natura forte, indissolubile, l’estrema unione fra i due coniugi, tanto che sarebbe difficilissimo provare a “scollare” le due “parti” senza provocare danni! Il vero punto in comune del confronto di cui sopra è dunque l’atto volontario di aderire a un “patto”, reso solenne dalle promesse di fedeltà reciproca.
Già nel Vecchio Testamento, il profeta Malachia (V sec. a.C.) per evidenziare il tradimento idolatrico del popolo ebraico aveva usato l’allegoria del “divorzio”. Il popolo aveva rigettato di fatto il “patto” con Dio (Mal 2,11). Non solo. Dio stesso era, ed è, il testimone per eccellenza:
Voi fate anche questa cosa: coprite l’altare dell’Eterno di lacrime, di pianto e di lamenti, perché Egli non riguarda più con favore la vostra offerta e non la riceve più con piacere dalle vostre mani. Eppure dite: “Per quale ragione?” Poiché l’Eterno è testimone fra te e la moglie della tua giovinezza, verso la quale ti sei comportato perfidamente, benché ella sia la tua compagna e la moglie del tuo patto. Poiché l’Eterno, il tuo Dio d’Israele, dice che odia il divorzio e chi copre di violenza la propria veste (Mal 2,13 ss.).
Il concetto di adulterio quale fase “preparatoria” al divorzio, che qui emerge, coincide con quello di “violazione della fedeltà”. Il comportamento idolatrico tenuto dagli Ebrei è da considerarsi come una vera e propria violazione della legge mosaica, ovvero della fedeltà a Dio. Secoli dopo Gesù, citando Isaia, sottolineava ai suoi contemporanei un concetto analogo, facendo emergere l’ulteriore aspetto dell’ipocrisia e falsità di certi atteggiamenti:
Questo popolo di onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Ma invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d’uomini […], annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandati. E di cose simili ne fate tante” (Mc 7,6 ss.).
Il Signore ci segnala così tuttora di stare attenti:
• all’incoerenza di atteggiamenti palesemente incongruenti con la pratica cristiana: si dice una cosa e se ne fa un’altra;
• alla valutazione di comportamenti ipocriti, finti, cioè alla doppiezza d’animo, tanto che il termine fariseo – in ebraico antico “santo” – divenne poi sinonimo di "falso";
• ma anche, e soprattutto, al ribaltamento gerarchico di dignità e di autorità fra parola umana e parola di Dio, per evitare che esse siano equiparate o che l’una, umana, sia fatta osservare addirittura in misura maggiore (e/o esclusiva) rispetto all’altra, divina, vanificandone l’effetto salvifico legato al sacrificio di Cristo!
Gesù mette quindi il dito nella piaga che è l’uso strumentale, approssimativo della Sacre Scritture. La manipolazione, a prescindere dal grado di consapevolezza, avviene anche quando si utilizzano i versetti biblici alla stregua di “clave”, quando il singolo versetto è astratto dal suo preciso contesto filologico o quando si vuol sostenere un punto di vista inconciliabile con l’insegnamento cristiano, non giustificato cioè dall’intero corpo dottrinale.
Un esempio l’abbiamo nel dialogo fra Gesù e satana (Mt 4,3ss.), il quale, ben conoscendo la parola del Signore, per fini ingannevoli tenta il Signore citando strumentalmente le Scritture! Ebbene, la forma mentis che sta dietro a tale specifica modalità d’uso delle Sacre Scritture è assimilabile proprio al concetto di “adulterio intellettuale”.
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Nota redazionale
L''articolo del Dott. M. Santopietro è il primo di una serie che intende esaminare o riesaminare alla luce del dato scritturale temi e problemi connessi a: famiglia, rapporti fra mariti e mogli e figli, relazione di parentela in genere, problematiche famigliari che possono generare separazioni e rotture, divorzi, seconde nozze, ma che possono anche superare queste problematiche mediante il consiglio della parola ispirata dal Signore, al fine di formare persone che sono davvero rinnovate da Cristo nella loro mentalità, cioè nel loro modo di pensare e di agire proprio in quell''ambito delicato che è la famiglia e in genere i rapporti con il prossimo. Qui infatti si applica il detto di Gesù "ama il tuo prossimo come te stesso".
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