Riflessioni

AUGUSTO E GESU

“Figlio di Dio”: Augusto e Gesù Un recente articolo di Paolo Fai intitolato “Augusto. Figlio di Dio”, apparso in Libertà Sicilia (19/04/2015), ha il pregio di presentare molto bene il recente testo di Luciano Canfora dedicato a Ottaviano Augusto e di stimolare alla riflessione. Fin dall’antichità il titolo “figlio di Dio” (“Divi filius” per i Romani) fu usato per indicare il re, l’imperatore, il faraone, che veniva così considerato divino, divinizzato. Il titolo viene pure usato nel Nuovo Testamento per Gesù di Nazaret; ma quali profonde differenze tra due persone quasi contemporanee! Gesù nasce sotto l’imperio di Ottaviano e ha una ventina d’anni quando Ottaviano muore il 19 agosto dell’anno 14. Ed ecco qualche differenza tra i due “figli di Dio”. Ottaviano, dopo anni di guerre, impone la “pace augusta”. Ancora oggi, sul Lungo Tevere a Roma, è possibile ammirare l’altare della pace (“Ara pacis”). Ma fu una pace ottenuta con il gladio, spargendo il sangue di migliaia di soldati e civili, e cancellando la “libertà” repubblicana. Gesù è molto diverso. Quando qualche apostolo gli mostra le spade e propone la rivolta nazionalistica contro Roma, egli li rimprovera con forza. Gesù è infatti il “principe della pace” che con la sola forza della “parola di Dio” propone a tutti la verità che rende “liberi” dal peccato (Gv. 8,32). Oggi i monumenti viventi a questa pace sono le persone che ubbidiscono all’Evangelo della pace di Cristo, credendo con fede fiduciosa e attuando il battesimo biblico per rinascere a una “vita nuova” in Cristo, in pace con Dio e col prossimo. Ottaviano è un camaleonte, un trasformista che non si fa scrupolo di usare mezzi ripugnanti per raggiungere i suoi scopi politici di potere assoluto. Lo storico Svetonio narra che il potere di Ottaviano durò ben 44 anni! Gesù riceve da Dio doni straordinari (guarigioni, miracoli, potenza della parola). Se volesse, potrebbe usarli per ottenere un potere globale su tutto e su tutti. È proprio questa la tentazione che satana gli propone: il potere su tutto il mondo! Ma Gesù allontana questo pensiero come malefico. Sceglie di percorrere un’altra via, più stretta e difficile. Egli è l’uomo che “non ha una pietra su cui posare il capo”. I mezzi che usa sono il servizio e l’affetto verso fornicatori, adulteri, ladri i quali, toccati dalla sua parola, si convertono, lasciano un comportamento errato, falso, cattivo per dedicare la vita a Dio, che è bontà e responsabilità. Il regno di Cristo dura da allora ed è eterno! Ottaviano fa della simulazione un’arte di governo che ignora ogni sentimento di compassione o clemenza verso i nemici; è spietato e cinico nella sua azione. Il giovane Gesù è la sincerità in persona. Non conosce simulazione. Anche quando gli converrebbe attenuare i toni del suo discorso, accusa a fronte alta i religiosi per la loro ipocrisia e voglia di potere (“amano farsi chiamare maestri e padri, ma uno solo è il maestro, Cristo, e uno solo è il Padre, Dio”, Matteo 23, 1 ss.). Gesù conosce bene i giochi dei potenti. Sa che sono delle “volpi”. Sa bene di quale ingiustizia sia stato oggetto Giovanni il Battista, suo parente, decapitato per aver detto che non era lecito a Erode tenersi la moglie di suo fratello Filippo. Eppure Gesù è pieno di compassione verso donne, vedove, poverissimi, bambini, gli ultimi della società (chi sono oggi costoro?). Gesù ha relazioni anche con gente ricca, che lo invita a cena e magari trascura di accoglierlo con un abbraccio o di fargli lavare i piedi, ma Gesù usa sempre la clemenza che conduce molti al cambiamento interiore e a mutare comportamento. Ottaviano ha un forte senso della storia, vuole “fare la storia”, perciò piega persone e azioni al suo proprio utile, imponendo la logica del vincitore. Tutto al contrario Gesù. Nasce in un luogo lontano da Roma, lontano dal centro della “storia”. Non ha intenzione di fare la storia, piuttosto confida in Dio. Ha vita pubblica breve, circa tre anni, durante la quale mai una volta si approfitta di qualcuno, mai cerca il proprio interesse, mai agisce per ottenere ciò che gli conviene. Anzi, Gesù vince il male parlando e agendo bene, per il bene dell’altra persona. Ottaviano pretende di rifondare la morale pubblica – proprio come alcuni poteri forti cercano di fare oggi? Gesù non vuol rifondare nulla. Rilegge con cura la legge di Mosè e ne estrae il succo morale che fa bene all’interiore della persona. Ecco qualche regola: non si deve apparire belli e bravi, bisogna esserlo dentro, agli occhi di Dio; non si fa del bene per farsi vedere dagli altri, ma lo si fa di nascosto, per amore di Dio. È sbagliato strombazzare la propria religione a destra e a manca, la preghiera è questione di interiore e va mostrata “in segreto” a Dio, che vede “nel segreto” dei cuori. Chi divorzia da sua moglie la espone all’adulterio. Chi si risposa commette adulterio. Chi desidera la moglie di un altro commette adulterio in cuor suo. Queste alcune regole, le eccezioni si fa sempre in tempo a individuarle e a parlarne. Gesù principia dal “principio”. La sua etica travalica i secoli e ancor oggi è insuperabile e insuperata. Non necessita di ammodernamenti. Ottaviano fu mosso da sete di potere assoluto. Gesù fu mosso dallo spirito di servizio amorevole. Chi dei due è davvero “figlio di Dio”? Riproduzione riservata © R. T. - 2015

Vedi allegato

Torna alle riflessioni