Riflessioni

Maschio e femmina li creò

“Li creò maschio e femmina” Chi non ha mai letto neppure l’inizio del libro della “Genesi” (= origine) si è privato dell’immenso piacere di sapere da dove mai venga l’essere umano. Non nel senso di venire a sapere che i primi uomini venivano probabilmente dall’Africa, o che il DNA di cui sono dotati i cinesi è non diverso da quello di tutti gli altri esseri umani. Queste son cose che la scienza moderna sta scoprendo. L’Autore del libro della Genesi ha invece giocato d’anticipo, un larghissimo anticipo, presentando in maniera sobria ed essenziale alcuni dati “semplici” circa l’origine dell’uomo. Questi dati sono “semplici” come furono “semplici”, per esempio, gli strumenti adottati da Galileo Galilei (1564 – 1642), il padre della scienza moderna, che adoperò qualche pezzo di spago, qualche sasso e una tavoletta di legno inclinata per studiare la caduta di un grave (peso) e il moto del pendolo. Ebbene, quali sono questi dati “semplici” che l’Autore del testo della Genesi registra? Eccone qualcuno: “Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza... E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse” (1,26 ss.). Le parole “immagine” e “somiglianza” sono quasi sinonimi, indicano la “statua” (vivente!), la riproduzione plastica. Proprio così, l’essere umano è la riproduzione plastica di Dio. È stato scritto che l’uomo sta a Dio come la copia sta all’originale. Copia d’Autore e quindi preziosissima, anche se pur sempre inferiore all’originale (J.A. Soggin). Qualche domanda: Sarà forse per questo che sia la Bibbia ebraica sia il Nuovo Testamento vietano al credente di farsi “immagini” della divinità e di servire un culto a tali immagini? Sarà forse per questo che Gesù dice: “Ciò che avrete fatto a uno dei minimi miei fratelli lo avrete fatto a me”? L’essere umano è davvero e realmente la copia vivente dell’Autore Buono che lo ha fatto. Il testo della Genesi sopra citato è tratto dal primo racconto della creazione. Chissà che questo breve scritto induca il Lettore a leggere il resto della narrazione e a gustarne tutta la bellezza e l’interesse che suscita, insieme a tante domande (legittime: Dio non teme le nostre domande). L’origine del maschio e della femmina d’uomo sta in Dio. Gesù chiamerà Dio “il solo buono”. L’origine dell’uomo e della donna è dunque nella Bontà. E questa Bontà è, per così dire, talmente “buona” che il maschio umano non avrà difficoltà a riconoscerla proprio come cosa “buona” quando gli si parerà dinanzi. Quando infatti, nel secondo racconto della creazione, gli viene presentata la sua femmina (donna), ecco la reazione del maschio: “ Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Lei sarà chiamata ishah (donna) perché è stata tratta dall’ish (uomo)” (2,23). Abbiamo lasciato le due parole ebraiche, ishah e ish, per far comprendere al Lettore la somiglianza e la intimità profonde esistenti appunto tra il maschio e la femmina umani. La donna attratta dal proprio uomo inneggia con queste parole: “Mi baci egli coi baci della sua bocca!... infatti le tue carezze sono migliori del vino... Attirami a te!... quale è il melo fra gli alberi del bosco, tal è l’amico mio fra i giovani. Io desidero sedermi alla sua ombra, e il suo frutto è dolce al mio palato. Egli mi ha condotta nella casa del convito, e l’insegna che spiega su di me è Amore”. Il giovane attratto dalla propria donna la loda con parole alte: “Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi, dietro al tuo velo, somiglian quelli delle colombe... le tue labbra somigliano un filo di scarlatto, e la tua bocca è graziosa... le tue due mammelle sono due gemelli di gazzella, che pasturano tra i gigli... Tu sei tutta bella, amica mia, e in te non vi è difetto alcuno” (Cantico dei Cantici 1-4). Queste sono, certo, espressioni poetiche orientali, che però anche noi possiamo ben comprendere per quanto c’è di bello e di buono nella femmina d’uomo e nel maschio d’uomo. I quali si cercano, si attirano, si vogliono: come mai? Per superare forse la mestizia della solitudine? Dunque, per farsi mutua compagnia? Per affrontare assieme la vita con le sue insidie e tentazioni? Per amarsi e onorarsi per tutta la vita? Per imparare assieme a ringraziare il Dio-Bontà di tutto ciò che Egli ha messo loro a disposizione? Potrebbe partire da qui una riflessione positiva sul maschio e sulla femmina. Abbiamo ascoltato la femmina paragonare il proprio uomo a un “albero di melo”, meraviglioso tra gli alberi del bosco. Quanto doveva essere bello il mondo quando il melo cresceva nel bosco... Oggi abbiamo la coltivazione intensiva dei meli, ma occorrono concimi e veleni per avere mele tutte uguali, saporite o insapori, belle rosse... Forse questo mondo avvelenato ha ancora bisogno di sapere e di riconoscere qualche cosa di “semplice” sul maschio e sulla femmina prima che le grida, gli urli e il potere ci sommergano tutti in una moderna megagalattica ignoranza delle cose “semplici”, per farci correre dietro a cose inutilmente “complesse”. © Riproduzione riservata – RT 2015

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