RIFLESSIONI / Quale bussola per una società senza orientamento?
Quale bussola per una società senza orientamento?
“Tutta la società postindustriale, non solo l’Occidente, manca di una base intellettuale. Ciò determina un profondo disorientamento per cui non siamo più capaci di distinguere cosa è bene e cosa è male, cosa è bello e cosa è brutto, cosa è sinistra e cosa è destra, persino cosa è maschio e cosa è femmina, cosa è vivo e cosa è morto... io sostengo che occorre elaborare la più presto un modello che abbia valore universale e che unisca il meglio di tutti i modelli precedenti, scartandone gli aspetti negativi”. Così l’autorevole e noto sociologo Domenico De Masi in un’intervista sul suo testo Mappa Mundi (2014).
La prima cosa che colpisce nelle sue parole è l’umiltà con cui l’intellettuale ammette il disorientamento “profondo” che conduce poi a mancanza di criteri per “distinguere” il bene dal male, il bello dal brutto e così via. L’umiltà è riconoscere di non farcela da soli, riconoscere il bisogno di aiuto e nel contempo nutrire il desiderio di aiutarsi a risollevarsi, a ritrovare capacità e criteri perduti. L’umiltà è la prima condizione per aiutare individuo e società. A dire il vero, l’umiltà riconosce la nostra dipendenza da Dio. Dopo aver fatto tutto ciò che si può, rimettere umilmente tutto nelle mani del Signore. Certo, è vero che “col Padre nostro non si governa” (Norberto Bobbio), ma forse un ritorno dell’uomo a una dimensione più umana, e quindi più vicina a Dio, non gli farebbe male, anzi gli gioverebbe da ogni punto di vista.
La capacità di distinguere il bene dal male, il bello dal brutto. Ma per fare così occorre un metro, una misura, un criterio. Paolo apostolo scrivendo ai filippesi prega per loro affinché sappiano discernere il bene dal male; agli efesini scrive che “leggendo” le Scritture è possibile ottenere la “intelligenza” delle cose, cioè la comprensione di ciò che è bene per la salute morale spirituale della persona. Ancora agli efesini scrive che il frutto delle cose che Dio gradisce è tutto ciò che è bontà, giustizia e verità. Pietro scrive che mediante la conoscenza delle Scritture si può evitare ignoranza, instabilità, errore morale, corruzione. Dunque pare proprio che il criterio per distinguere il bene dal male e il bello dal brutto (moralmente parlando) esista. L’uomo si ritrova sempre di fronte all’albero della conoscenza del bene e del male, cioè o l’indipendenza e la autonomia rispetto a Dio (è la strada che stiamo seguendo da generazioni...) o la dipendenza e il riconoscimento e la gratitudine verso Dio (è la strada stretta ma buona indicata da Cristo Gesù).
Occorre riconoscere che un maestro di vita e di etica c’è. Una guida morale e spirituale c’è. Con una punta polemica verso maestri e guide di ogni tempo, egli stesso afferma di essere maestro unico, guida unica. Si chiama Cristo Gesù (Matteo 23,8-11). Peccato che l’uomo postmoderno non sappia più distinguere il bello dal brutto, perché Gesù invece spiega bene nel Nuovo Testamento che ciò che è buono è anche bello, secondo Dio e non in senso puramente estetico. L’ossessione per la bellezza estetica nasconde troppo spesso vanità, presunzione, orgoglio disumani.
La distinzione tra maschio e femmina è all’origine della vicenda umana. Dio creò l’uomo maschio e femmina. Una traduzione non elegante ma più fedele all’originale sarebbe che Dio li creò “uomo” e “uoma”. E sono belli e buoni. Ogni cosa è buona e bella nel creato. “Nel Signore” né l’uomo è senza la donna né la donna è senza l’uomo. Pietro scrive che il marito deve onorare la moglie, che è erede anche lei della grazia vitale in Cristo.
La distinzione tra destra e sinistra richiama quella parola di Gesù: quando fai un’offerta a un povero “non sappia la tua sinistra quello che fa la destra”. È un insegnamento contro la superbia di coloro che fanno il bene solo se gliene viene un tornaconto, solo se possono farsi notare dall’occhio sociale. Fanno il bene per motivi moralmente del tutto errati. Guardiamoci intorno, è proprio così difficile valutare chi fa una cosa buona per mostrarsi al pubblico e chi invece compie il bene solo per amore e senza applausi?
L’analisi delle cose potrebbe continuare. Ma forse è chiaro che l’uomo, la donna, la società sono senza orientamento perché abbiamo perduto la sola bussola morale spirituale che ci può indirizzare. Questa bussola era la coscienza illuminata dal Nuovo Testamento di Cristo. Ma quando la coscienza viene diseducata, svilita, ottenebrata dalla mancanza di lettura e di riflessione sulla parola magistrale di Cristo, quando la coscienza perde la memoria, la cognizione, il senso della riflessione, essa perde la propria “base intellettuale” (intelletto oscurato!).
Se è mai possibile, occorre fermarsi. Riflettere che il corpo è più del vestito, che la vita è più del cibo, che la persona che ho davanti merita più attenzione del videomessaggino che sto ricevendo, che il prossimo non va né usato né abusato, perché quel prossimo è la sola immagine sacra che Dio ci dona di Sé. Il “modello che ha valore universale” è la persona di Cristo Gesù che parla, insegna, ammaestra nelle pagine del Nuovo Testamento.
Vedi allegato
Torna alle riflessioni