FESTA CONTINUA
La gioia della festa che continua
Qualcuno si chiederà: come posso ricominciare la mia vita?
Come posso azzerare il mio passato, spesso scabroso e tumultuoso,
per iniziare una vita davvero “nuova”?
Il biblista Carlo M. Martini sentiva il disagio per la facilità con cui alle feste ci si fanno gli auguri auspicando pace, salute, giustizia, concordia; anche se, nel dire queste parole si sa che per lo più non si avvereranno e, dopo l’euforia festiva, ci si ritrova più o meno con gli stessi problemi.
Eppure, c’è una festa che può apportare gioia, pace e serenità non finte, ma vere e durature. È la festa della conversione a Cristo. Spesso Gesù si attirava critiche col suo comportamento aperto anche verso i peccatori.
Si avvicinavano a lui tutti i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c''è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Luca 15,1 ss.).
In queste parabole, Gesù due volte sottolinea la gioia dinanzi agli angeli di Dio “per un solo peccatore che si converte”. Per il modo di ragionare di Gesù non conta il numero dei discepoli fatti. Gesù è contrario al proselitismo. Per Gesù quel che vale davvero è la “conversione” della mente, del modo di pensare e, quindi, del modo di agire. Questa festa della conversione non finisce mai, anzi continua per la vita intera.
È questo, in fondo, lo stesso concetto espresso da Paolo apostolo, che scrive ai Corinzi che si vantavano addirittura della loro immoralità: “Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (1 Corinzi 5,6 ss.). Anche oggi è diventato un “vanto” accompagnarsi con questo o quella, fidanzarsi con una donna sposata o con un uomo sposato, “allargare” – per così dire – la famiglia. Il consiglio dell’Evangelo è invece di cessare dalla malizia e dalle perversità, per iniziare una vita dedicata al Signore nella sincerità e nella verità.
Ma qualcuno si chiederà: come posso ricominciare la mia vita? Come posso azzerare il mio passato, spesso scabroso e tumultuoso, per iniziare una vita davvero “nuova”? Questa sì che sarebbe una “festa” che non lascia né disagio né l’amaro in bocca, perché sarebbe una festa che non passa mai, ma che perdura per tutta l’esistenza.
Ebbene a queste domande risponde Cristo stesso: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16,16). A queste parole, fanno eco quelle che Pietro rivolge ai primi che udirono la proclamazione dell’Evangelo: “All’udire tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Ravvedetevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo» (Atti 2,37 s.).
Se con umiltà ci si accosta a Cristo mediante la riflessione positiva sul Nuovo Testamento, ecco che Cristo stesso ci invita alla festa gioiosa che mai finisce: la festa della conversione continua. La riflessione sull’Evangelo può generare la fede genuina che conduce la persona a rivedere tutta la propria esistenza (scopi, valori, attività, famiglia...) alla luce della Parola alta di Cristo. Questa revisione può a sua volta produrre un ravvedimento profondo dinanzi al sacrificio amorevole di Cristo. E sulla base di una fede consapevole, radicata nel Nuovo Testamento, ci si può allora battezzare nel nome di Cristo per ottenere il perdono dei propri peccati e per essere poi guidati dallo Spirito del Signore, che continua a consigliare mediante la Parola ispirata da Dio, espressa negli Scritti del testo biblico.
Come scrisse il biblista Vincenzo Jacono (vescovo di Agrigento), i primi cristiani non conferivano il battesimo ai bambini, ma ad adulti ravveduti. Ecco la festa della conversione! Ecco che la “moneta” viene ritrovata, la “pecora perduta” viene riportata a casa per far festa con gli amici e i vicini. La conversione è realmente una festa continua. Infatti, ogni problema o gioia o dolore o malattia che d’ora in avanti si presenteranno sono vissuti e superati con la forza che il Signore dona a chi ama Lui, a chi segue Lui, a chi confida in Lui ubbidendo per amore alla Sua Parola.
La vita merita di essere fondata sul consiglio buono spirituale del Maestro, che parla nell’Evangelo. In questo modo la vita intera sarà una festa spirituale nella sincerità e verità di Cristo.
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Roberto Tondelli – 03 2016
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