Lezioni da madre Terra
Lezioni da madre Terra
Chissà a che pensavano gli antichi, dediti al culto della Madre Terra, quando questa, abbassandosi, alzandosi, spaccandosi di colpo, provocava la morte di molti. Forse pensavano di aver offeso la Madre, che così li puniva? Sembrerà strano, ma reazioni similari si sono avute in occasione di recenti terremoti: Dio ci punisce, perché vuole che diventiamo tutti di questa o quella religione; coi terremoti Dio prepara la fine del presente sistema di cose; i terremoti costituirebbero una punizione per l’immoralità dilagante… Dinanzi al terremoto emergono idee stravaganti. Forse un tocco di umiltà e condivisione pratica del dolore altrui non guasterebbe.
Il terremoto compie in pochi secondi ciò che in genere avviene in un periodo di secoli. È la relatività del tempo, ben presente anche nell’Evangelo. Pietro scrive infatti: “Non dovete dimenticare che al cospetto del Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo” (2 Pietro 3,8).
La forza del sisma mostra con estrema evidenza la nostra estrema debolezza dinanzi alla forza della natura, come pure la nostra incapacità, e talvolta non volontà, di edificare come si deve. Siamo così abituati a confidare sulla nostra forza e autonomia da dimenticare che “dipendiamo dal tempo e dalle circostanze” (Qohelet 9,11).
Il terremoto mostra in modo evidente la differenza, spesso enorme, tra cultura e natura, vale a dire tra ciò che l’uomo fa e compie intorno a lui e su se stesso, e ciò che la natura è in grado di compiere. Operare contro la natura è quasi sempre fatale all’essere umano, il quale deve certo imparare ad amare e godere della natura, ma anche a rispettarla.
Il terremoto urla la precarietà della vita. Forse ha ragione l’Evangelo? “Voi dite: Oggi o domani andremo nella tale città e ci resteremo un anno per fare affari e guadagnare. Ma voi ignorate che cosa sarà domani della vostra vita! Siete infatti un fumo che compare per un attimo e subito si dissolve. Dovreste invece dire: Se il Signore vorrà e saremo in vita, faremo questo o quello!” (Giacomo 4,13 ss.).
Il terremoto ci costringe a rivedere bene e a meglio definire il concetto di “fondamento”. Se tutto può essere scosso, smosso, sfasciato, sovvertito, che cosa risulterà ben fondato? Anzi, esisterà mai il concetto stesso di “fondamento”? La faccenda si complica un po’. Perché certo il problema non si risolve solo seguendo le norme della scienza delle costruzioni (calcoli del cemento); se lo facessimo, già saremmo a buon punto! Ma anche ammesso di aver costruito bene la casa, ecco che ci si può sfasciare la famiglia, si può sfaldare un sistema economico, o sovvertire un sistema sociale – non sono terremoti anche questi? Quand’è dunque che la nostra vita è ben “fondata” e a prova di terremoto?
Per certe cose occorre applicare i criteri della buona costruzione. Per altre, invece, può consigliarci l’Evangelo di Cristo: “Ora, la FEDE è FONDAMENTO di cose che si sperano e dimostrazione di realtà che non si vedono… Per fede Abramo, quando fu chiamato, ubbidì partendo verso un paese che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava… aspettava la città che ha SALDE FONDAMENTA, il cui architetto e costruttore è Dio” (Ebrei 11,1 ss.).
È strana – vero? – questa definizione di fede. Fede come “fondamento” di speranze, cioè di cose che sembrano ben poco “fondate” (sono speranze!). Fede come “dimostrazione” di realtà invisibili, cioè realtà che paiono ben poco “basate” (sono invisibili!). Eppure la fede fiduciosa nel Signore è la sola cosa ben fondata in questo universo che si muove, si agita, si espande, si contrae... La fede fiduciosa nell’Iddio che ci parla in Cristo Gesù è la sola realtà solida e concreta che ci viene insegnata dal Signore stesso. Tutto il resto è solido e fondato solo in apparenza. Questa verità dell’Evangelo è diametralmente opposta a quanto siamo abituati a pensare.
No, non è l’Iddio di Abramo e di Gesù Cristo che coi terremoti punisce gli uomini o prepara la fine. Dio, che è Spirito, che è Amore, rivela in Cristo Gesù la Sua misericordia, immutabile nei millenni. Dice il Vangelo che la morte, ogni morte, è “nemica” di Dio e verrà il giorno in cui Egli la renderà impotente, perché tutti risorgeranno (1 Corinzi 15,26). Questa è la rincuorante Buona Notizia (Evangelo) della salvezza in Cristo. Accostiamoci a Dio ed Egli si avvicinerà a noi. Il resto è davvero relativo, se non del tutto privo di fondamento.
La fede fiduciosa la si costruisce sulla persona del Cristo. Agostino di Ippona scrive che fu proprio questa la fede confessata da Pietro – “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” (Matteo 16,16) –, questa la solida “pietra” su cui i Cristiani si poggiano saldamente e in cui ripongono ogni fiducia (Retractationum S. Augustini Liber I, 20, 2). Se si guarda bene, il resto è macerie e rovine, cioè gloria umana.
Il terremoto, pur nella sua tragicità, consente alla nostra umanità di riemergere. Siamo quasi costretti ad amare e a fare qualcosa per chi – finalmente lo riconosciamo – è proprio nostro prossimo… mentre pensiamo: E se fosse successo a me? Pensiero serio, che rende attuale una famosa domanda posta da Gesù. Informato della morte tragica di diciotto persone per il crollo della torre di Siloe, egli risponde: Pensate voi che quei morti fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No di certo; ma se non cambiate mentalità [e comportamento], tutti come loro perirete (Luca 13,1 ss.).
La fede fiduciosa in Cristo resiste ai terremoti d’ogni tipo. Essa conduce al ravvedimento, al cambiamento che nobilita l’animo umano secondo l’Evangelo.
Roberto Tondelli – 09 2016
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