NIENTE DOPO LA MORTE?
Non c’è niente, dopo?
Una possibile risposta ai dubbi posti dalla realtà della morte
Che cosa pensiamo quando ci fermiamo davanti ai manifesti funerari per leggere i nomi di coloro che ci hanno preceduto? Al dolore che hanno patito morendo? Alla pena dei loro famigliari? Ai nostri ricordi di un’amica o di un amico con cui abbiamo trascorso bei momenti in questa vita? Ieri la loro morte, domani la nostra, è dunque la fine di tutto ciò che chiamiamo vita? Non c’è niente, dopo? Questa sembra essere la inevitabile conclusione visto l’atteggiamento e il comportamento diffusi oggi, anche fra molti che, almeno a parole, si dicono in qualche modo religiosi o credenti in qualcosa o in qualcuno...
Eppure… Eppure lo studioso delle religioni Mircea Eliade riassume così la sua ricerca sulla preistoria, riferendosi al periodo dell’uomo di Neandertal: “La fede in una sopravvivenza dopo la morte sembra documentata già nel periodo più antico dall’uso dell’ocra come sostituto rituale del sangue, ‘simbolo’ della vita. L’uso di cospargere di ocra il cadavere è diffuso universalmente sia nel tempo che nello spazio e lo si incontra in Europa, in Africa fino al Capo di Buona Speranza, in Australia, Tasmania, e in America fino alla Terra del Fuoco… La fede in una sopravvivenza viene confermata a maggior ragione dalle sepolture; in caso contrario non si capirebbe perché ci si preoccupasse di seppellire il cadavere”.
Si usava l’ocra (colore giallo rossiccio) come sostituto rituale del sangue, proprio come a voler attribuire al cadavere una vita oltre la vita. La Bibbia concretamente annota che dopo l’uccisione di Abele, Dio dice a Caino: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra” (Genesi 4,10). Questa “voce del sangue” lancia grida che restano spesso inascoltate da coloro che uccidono, procurano dolore agli altri e scatenano la morte con guerre e indicibili violenze (di genere maschile e femminile), o che semplicemente rimangono indifferenti al grande dolore del mondo.
Molte evidenze conducono, dunque, alla conclusione che: sempre e ovunque sono esistite la religione e la credenza nell’immortalità. Il Nuovo Testamento ricorda a quanti desiderano avvicinarsi alla vita di Cristo Gesù che egli è “il mediatore del nuovo patto” fra Dio e ogni persona umana, e che il suo “sangue” parla “meglio del sangue di Abele” (Ebrei 12,24). E perché il sangue di Gesù parla “meglio”? Perché dice non solo l’ingiustizia e l’ingratitudine e la violenza con cui Gesù fu trattato, ma dice soprattutto che non era possibile che egli fosse trattenuto dalla morte. L’evangelista Luca, riportando la sintesi del discorso di Pietro alla prima pentecoste ebraica successiva alla risurrezione di Gesù, scrive così: “Dio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2,36).
L’antica aspirazione della persona umana all’immortalità, antropologicamente ben documentata, che aveva indotto gli antichissimi a seppellire i loro cadaveri in posizione fetale, trova risposta documentata nella fede nella risurrezione di Gesù. L’Iddio della rivelazione biblica ha reso Gesù “Signore”, vale a dire Risorto, e lo ha reso “Cristo”, cioè Messia. L’uso antichissimo dell’ocra è ora realizzato appieno nel “sangue di Cristo”, cioè nel sacrificio della sua vita come atto d’amore per tutti, affinché in Lui e seguendo Lui tutti trovino la via della vita qui ed ora e la via della vita anche dopo la morte fisica. Chi cerca la vita, trova la vita: in Cristo e solo nel sangue di Cristo. È vano cercare altrove.
“Io sono la via, la verità e la vita”, afferma Gesù. Affermazione che potrebbe essere temeraria se non fosse suffragata da evidenze inoppugnabili.
Egli è la via che conduce all’amore del Padre. Dio infatti è amore, e mediante Gesù ha preso l’iniziativa di venire a cercare la persona umana perduta nelle sue ansie e violenze per ricondurla a casa. Gesù è la verità che rivela l’affetto di Dio. Questa verità è non solo nobile e sobria, ma anche alla portata di tutti, è comprensibile e verace. Perciò Paolo apostolo può scrivere: “Sia Dio riconosciuto verace, ma ogni uomo bugiardo” (Romani 3,4: dice proprio “ogni uomo”!). Gesù è la vita perché è il solo che ha lasciato una tomba vuota in quell’immenso cimitero che è il mondo. Se il sangue di Gesù “parla meglio” di quello di Abele, quale sarà mai il sangue che “parla meglio” di quello di Cristo Gesù?! Ovvero, per dirla col profeta Isaia: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane? E il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? ... Inclinate l’orecchio, e venite a me (dice Dio); ascoltate, e l’anima vostra vivrà…” ) Isaia 55,2 s.). Ad alcuni che non credevano alla risurrezione, Gesù dice che Dio non è un Dio dei morti, ma dei viventi, Egli è l’Iddio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il Vivente Cristo Gesù non morì nel nulla ma nell’amore di Dio. E ci chiama a seguirlo su questa via. Per il Cristiano la morte non esiste.
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