Riflessioni

Quando la finzione dice la verità

Quando la finzione dice la verità Emerge nitidamente la citazione di un criterio cardine su cui si regge tutta la storia e la rivelazione della Sacra Scrittura. Lo si potrebbe definire “il criterio del perché”. Eduardo De Filippo (1900-1984) insegnava che per dire la verità il teatro deve essere finzione. La recente riproposizione televisiva della serie “Il Maresciallo Rocca” gode del favore del pubblico e suscita qualche riflessione. Se ne propone qualcuna tratta da questo scambio di battute: Delinquente: È stato sempre molto facile... M. Rocca: Che cosa? Delinquente: Fregarti... perché sei una brava persona... Questo scambio di tre sole battute è tratto dal tragico momento finale della fiction televisiva “Il maresciallo Rocca e l’amico d’infanzia” (11/02/2018), che vede uno straordinario Giancarlo Giannini nel ruolo del delinquente e un grande Gigi Proietti nel ruolo del maresciallo dei Carabinieri. L’inglese “fiction” vuol dire “finzione”, s’intende finzione scenica, teatrale, filmica. Eppure talvolta la finzione è capace di dire grandi verità, come appunto insegnava Eduardo. Le tre battute citate sopra costituiscono uno scambio breve ma molto intenso, che precede il suicidio improvviso del delinquente, il quale dichiara a Rocca il motivo per cui gli è sempre stato così facile “fregarlo”: perché Rocca è una brava persona. Lo scambio di battute, con la rivelazione finale del “perché”, è suggestivo. Emerge qui la nitida citazione di un criterio cardine su cui si regge tutta la storia e la rivelazione della Sacra Scrittura. Lo si potrebbe definire “il criterio del perché”. Se ne offre qui qualche esempio. Aaronne e Miriam, fratello e sorella di Mosè, erano invidiosi del loro congiunto e fu facile per loro sparlare alle spalle di Mosè, perché questi era una brava persona. Per la vogliosa moglie di Potifar, che voleva accompagnarsi col giovane Giuseppe, tradendo così suo marito, fu facile mandare in galera Giuseppe, perché questi era un bravo ragazzo. Naboth era una brava persona, perciò di lui si approfittarono facilmente il sanguinario re Achab e la perfida regina Jezabel, che gli portarono via la vigna e la vita. Per Erode Antipa, adultero conclamato, che si era preso Erodiade, moglie del fratello, fu facile imprigionare e ammazzare Giovanni il Battista, perché questi era una brava persona. Per il Sinedrio ipocrita e complottista fu facile aver ragione di Gesù, perché questi era una persona seria. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi. Il libro dei Salmi è acutissimo su questo stesso criterio e spesso il salmista domanda al Signore: “Perché al mascalzone sembra andare sempre tutto bene, mentre la brava persona soffre per le sue mascalzonate?” Un filo rosso attraversa tutta la Sacra Scrittura quasi a connettere fra loro tutti i mascalzoni, i “fregaroli”, coloro che “fregano” gli altri. È sempre molto facile “fregare” le brave persone, proprio perché sono tali. Il criterio è probabilistico: la storia, sia quella con la “S” maiuscola sia quella quotidiana, è fatta di “fregaroli” e di “fregati”, ma nel 99,99% dei casi i “fregati” sono brave persone. Da tutto ciò si può trarre qualche lezione. 1. Essere brave persone può costituire spesso una gran “fregatura”, perché la coerenza con le proprie scelte buone può costare grandi “fregature”. 2. La Sacra Scrittura insegna un evidente criterio pratico basilare per distinguere con semplicità, ma non con semplicioneria, persone e situazioni, cioè “fregaroli” e “fregati”. 3. Tale criterio, pur di capitale importanza, è ignorato dagli ipocriti, dagli illusi, dai superficiali, dai banali, da quanti sono privi di discernimento, da quelli cioè che non sanno, o non vogliono, distinguere i “fregati” dai “fregaroli”. 4. Il discepolo di Mosè, di Giuseppe, di Naboth, di Giovanni e di Gesù si schiera sempre dalla parte dei “fregati” e mai coi “fregaroli” – nelle Beatitudini Gesù insegna anche questo. 5. Il delinquente, operatore di male, si suicida ma non si ravvede. C’è chi si suicida gettandosi dal balcone (come nella fiction) e c’è chi si suicida non pentendosi, ma godendo del plauso di chi ha rinunciato all’uso del discernimento. Il dèmone del delinquente “trema, ma non si pente”, come dice la Scrittura. La Scrittura insegna però che il destino dei “fregaroli” è segnato e che i “fregati” di oggi sono i vincitori finali. Canta infatti il salmista: “Molte volte m’hanno oppresso dalla mia giovinezza; eppure non hanno potuto vincermi... il Signore è giusto; egli ha tagliato le funi dell’empio” (Sl 129,1 ss.). Gesù fa coraggio: “Beati voi, quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli” (Mt 5,1 ss.). © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – 02 2018

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