Riflessioni

RISORTO. ALTRO CHE "GESUBAMBINO"...

Risorto! altro che Gesùbambino L’evento che sventra la morte Succedeva raramente, ma accadeva anche a Gesù di perdere la pazienza. Dopo aver guarito malati di ogni genere, ciechi, invasati, lebbrosi, ecco che gli si avvicinano i capi religiosi per chiedergli: “Mostraci un miracolo”. Gesù risponde: “A questa generazione non sarà dato altro che il SEGNO DI GIONA”. Naturalmente nessuno degli interlocutori capisce di che segno si tratti. Forse anche oggi molta gente resterebbe interdetta a sentire una tale frase. Quasi nessuno sa chi era Giona. Quasi nessuno sa che cos’è il segno di Giona. La mancanza di conoscenza produce morte: prima nel cervello, poi nel corpo, poi nello spirito. Domenica 16 dicembre ci si incontra per PARLARE DI GIONA e per sapere se davvero era un tipo che “portava SFORTUNA”. Ma come sarà nata questa idea? E che c’entra GIONA CON GESÙ? Nel nome di Gesù, in quella che dovrebbe essere la religione cristiana, si fanno tante cose. Quasi tutte sono il frutto della generale SCHIAVITÙ ALLA DITTATURA DEL CONSUMISMO. Una dittatura che si esercita, in silenzio e con dolcezza, per 365 giorni l’anno, soprattutto mediante una pubblicità martellante. Se accendi la TV “becchi” quasi sempre una pubblicità, vero? Poi ci sono momenti in cui la dolce dittatura del consumismo diventa frenetica: siamo sotto natale, nasce Gesùbambino. I cuori diventano morbidi come il panettone, i sentimenti dolci come il torrone e i biscotti farciti. La “password” di tutti è “mangiamo e beviamo”. E non sanno che, proprio con questa frase, citano il Vangelo. Ma a propria condanna. Se qualcuno è persuaso che Cristo è BAMBINELLO, venga a discutere di risurrezione: il solo EVENTO degno di questo nome che ha spaccato la Storia, ha sfasciato le religioni, ha sventrato la morte, ha prodotto vita magnifica a disposizione di tutti. La lama del coltello L’identità dei discepoli di Gesù sta nel prendere sul serio la sua risurrezione. L’Evangelo lo dice bene nel capitolo 15 della Prima Lettera ai Corinzi. I discepoli di Gesù ascoltano con gusto sia i fanfaroni della buona religione del consumismo sia gli atei incalliti. I quali negano Dio, ma non parlano quasi mai di Cristo Gesù, quello vero presentato nel Nuovo Testamento. E ciò per almeno due ragioni. Primo, perché conoscono teologie, dottrine e catechismi ma non conoscono il Nuovo Testamento né il Cristo dell’Evangelo. Secondo, perché negare l’esistenza dell’ente supremo, del dio che sta in cielo, del dio delle chiese e delle religioni è molto più semplice che SBATTERE LA FACCIA contro il Gesù storico del Nuovo Testamento. Solo il Vangelo ha il coraggio intellettuale di porre la questione in termini seri: “Se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana”. Questa formula di Paolo apostolo è molto più inflessibile e affilata della lama dei coltelli che l’Isis adopera per sgozzare. Se Cristo non è risorto dai morti, e non ha quindi assunto la vita di Dio, la fede dei discepoli è una sciocchezza. Buona o cattiva fede che sia; fede vera o falsa che sia; fede di molti, di moltissimi oppure di pochi, di pochissimi; fede attestata da sacri libri o sognata; fede inventata a tavolino o fondata su apparizioni; fede pregata o praticata; fede invocata o sperata; fede amata oppure odiata; tutta la fede, ogni fede, e quindi ogni fiducia è baggianata, cretineria, fesseria, scemenza, stupidaggine, scempiaggine. E con la fede vana, dentro uno stesso pozzo senza fondo di imbecillità, vanno gettate pure ogni speranza e ogni sentimento di amore. Se Cristo non è risorto, e quindi la fede è vana, allora “lasciate ogni speranza, o voi che entrate” in questo mondo. Poiché questo è – lo è davvero – l’inferno. Ma se invece Gesù Cristo è risorto? Che cambia? Cambia qualcosa?

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