Sulla stessa Barca / Riflessioni/ 02 2019
Sulla stessa barca
La chiamano “privacy”
Oggi un po’ tutti somigliamo a quel tale che chiese a Gesù: Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: ‘Perché mi chiami buono? NESSUNO È BUONO, TRANNE UNO SOLO, CIOÈ DIO. Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio; non uccidere; non rubare; non dir falsa testimonianza; onora tuo padre e tua madre’. Ed egli rispose: ‘Tutte queste cose io le ho osservate fin dalla mia gioventù’ (Luca,18). Proprio come quel tale, molti si convincono di essere a posto davanti al Signore perché NON rubano e NON uccidono. Si ritengono brave persone. Ai nostri occhi ci sentiamo tutti brave persone. Alla domanda del suo interlocutore, Gesù risponde: “Una cosa ti manca, dai i suoi beni ai poveri, fatti un tesoro in cielo e sii mio discepolo”. A una tale folle proposta, il giovane si girò e se ne andò, perché era molto ricco. Gesù non lo fermò.
Nonostante tutti i guai nazionali e internazionali, ci è capitato di nascere e vivere nella zona ricca del mondo (potevamo nascere in Bangladesh…). Qui anche i poveracci hanno un cellulare. L’Italia non è più quella del film “Ladri di biciclette” (1948). Ma non è detto che una certa ricchezza ci abbia reso migliori. Anzi. Siamo diventati PIÙ EGOISTI. LE CASE, UN TEMPO APERTE ALLA SOCIALIZZAZIONE, SONO SEMPRE PIÙ CHIUSE, proprio come sono chiusi i cuori. La chiamano privacy. Ma questa parola esotica nasconde solo EGOISMO, CHIUSURA MENTALE, INDIVIDUALISMO. L’indifferenza caratterizza questa società malata. Malattia terminale che fagocita le cellule vitali stesse della società, rendendo la convivenza civile sempre più incivile. Qui la morte tua è la vita mia. L’amore per la ricchezza affoga ogni desiderio per la Parola Buona di Dio. La causa del male è nota: quasi nessuno, ormai, conosce e riconosce più che DIO È BUONO E ANCHE GIUSTO. Ma chi ha bisogno della Bontà di Dio? di quel Dio che si manifesta in Cristo? Si muore, guardando alla televisione i barconi degli emigranti che affondano. E non ci accorgiamo di stare tutti sulla stessa barca…
Beata indifferenza
L’andamento dell’indifferenza nella storia del mondo ha conosciuto alti e bassi. La generazione della Belle Èpoque di inizio ‘900 festeggiò diversi capodanni con le solite danze e gli usuali brindisi prima di accorgersi che stava scoppiando la Grande Guerra: 16 milioni di morti e 20 milioni di feriti e mutilati. Anche per tutto il decennio degli anni 1930 si festeggiarono i vari capodanni, prima di avvedersi che si stava dentro un’altra guerra mondiale. Quella che doveva essere la “guerra lampo” (Blitzkrieg) fece 55 milioni di morti solo in Europa (col 60% di civili). Dal 1955 al 1975 ci fu la Guerra del Vietnam. Ci vollero quasi vent’anni perché l’opinione pubblica, soprattutto americana, si svegliasse dall’indifferenza e costringesse capi e generali a piantarla.
Questi pochi esempi mostrano quanto sia seria l’indifferenza. E quanto sia grave che la gente sia tenuta nell’indifferenza e si abitui all’indifferenza. Quanta pubblicità, quante fandonie, quante notizie servono solo a educarci all’indifferenza!
Gesù indica NELL’INDIFFERENZA la caratteristica che precede ogni fine d’epoca e anche la peculiarità della fine di tutte le fini, la fine escatologica: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e si andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, E LA GENTE NON SI ACCORSE DI NULLA, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo” (Matteo, 24).
Indifferenza verso il povero, verso i famigliari, verso la persona in bisogno; indifferenza verso il malato, verso chi è nella sofferenza… cioè, indifferenza verso Dio. È questo l’inizio della fine. Il solo antidoto all’indifferenza è la pratica della Parola di Cristo.
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