Riflessioni

Riflessione

Quattro leggi Si esaminano in breve quattro leggi della vita, o della morte, a seconda del punto di vista LEGGE DI MOSÈ È la legge serissima data da Elohim (Dio) sul Monte Sinai, emanata mediante Mosè. Contiene numerosi precetti, fra i quali “le dieci parole”, o dieci comandamenti, genericamente piuttosto noti, ma trascurati oggi da chi fa vergognare il padre e la madre con comportamenti indegni, da chi s’invaghisce della moglie di un altro o del marito di un’altra e da chi adora gli déi Consumismo e Arrivismo. Chi osserva questa legge cerca la salute spirituale morale mediante la pratica scrupolosa di tutte le sue norme legali. Pertanto, ad esempio, non lavora dalle 18 del venerdì alle 18 del sabato, non mangia carne che non sia stata dissanguata ad arte né cuoce e mangia carne insieme a latte e latticini. Mangia solo cibo koshér, cioè secondo “legge”. In una recente polemica fra rabbini si è discusso se i carciofi “alla giudia” siano koshér o meno – e non c’è alcuna ironia in questo. Se fosse possibile, osservando la legge di Mosè si potrebbe tornare ai sacrifici animali. Eppure questa legge dice sul serio: un maschio per una femmina e viceversa. Questa legge vieta sul serio il prestito a interesse. Vieta l’usura, il male stigmatizzato come peccato contro natura dal più grande poeta del Novecento. Con usura… non si dipinge per tenersi arte in casa, ma per vendere e vendere presto e con profitto, peccato contro natura, il tuo pane sarà staccio vieto arido come carta, senza segala né farina di grano duro, usura appesantisce il tratto, falsa i confini, con usura nessuno trova residenza amena (Ezra Pound, Cantos XLV). LEGGE DELLA PARENTELA È la legge nella quale si voleva intrappolare Gesù facendogli un bel complimento: “Beato il seno che ti portò e le mammelle che tu poppasti!” La famiglia è certo cosa bella e buona. Ma la legge del sangue (parenti) può essere terribile, anzi accecante. Spesso i figli non vedono gli errori spirituali dei genitori. Madri non vedono i peccati di figli e figlie o, se li vedono, talvolta tacciono. I cugini sono ciechi dinanzi al male fatto da zii, zie e altri cugini. I fratelli sono ciechi dinanzi al peccato delle sorelle. I parenti possono però esser ciechi anche dinanzi alla onesta e seria veracità di parenti. Il tutto in perfetta armonia con la narrazione circa la città di Babel, nome intensivo popolare semitico per Confusione: forse non semplice racconto bensì profezia. La legge della parentela comporta una necessaria omertà. Forse, solo “io” posso dire (ma sottovoce) il peccato di un parente “mio”. Ma guai se la stessa cosa la dici “tu”, che non sei “parente nostro”. Legge tremenda. Legge infernale, corresponsabilmente “mafiosa”, legge della “famiglia”, legge altamente cancerogena, più infettiva del colera, in genere spietata davanti al notaio. Regola di morte. Piace a molti. Li fa sentire al sicuro. In famiglia. Gesù evita la trappola e a quel complimento risponde “Beati quelli che odono la Parola di Dio e la osservano” (Luca 11,27). Ma a chi piace la fatica dell’osservanza della volontà di Dio? Forse neppure a quelli che ripetono con monotonia “sia fatta la tua volontà”. Quel lavoratore onesto come un Sangiuseppe, capace di spiegare perché aghi di pino ficcati nei tergicristallo rovinano l’automobile, è troppo padre per esser capace di spiegare al figlio che non può secondo Dio ficcare donna sposata con prole ché questo rovina corpi e anime (Ermes Grigiolato, Inadeguatezza). LEGGE DEL COME-MI-PARE. Moderna legge ancestrale, nata con l’essere umano, malato com’è di indipendenza e autonomia da tutto e da tutti, specie da quel Dio che, da sempre, lo consiglia per il Bene e che, nonostante le sue ribellioni e violenze, gli dona vita, fiato, stagioni, vorrebbe insegnargli a vivere mediante l’unico Maestro Cristo Gesù. La legge del Come-mi-pare è la norma di chi parla e agisce di testa propria (Genesi 3,6). È la legge che dice nella vita ognuno fa come gli pare meglio (Giudici 21,25). È la legge di chi cerca, ricerca, si sforza e crede a tal punto nel Come-mi-pare che alla fine vuole e ottiene di stabilire la propria giustizia (Romani 10,3) – le citazioni sono gravi. Il Come-mi-pare è applicabile a ogni aspetto della vita: chi ruba, chi si approfitta, uno semina inimicizia, l’altro egoismo, discordia, gelosia, offese, invidie; ti accompagni, ti lasci, ti riaccompagni, ti sposi un uomo, una donna, fai un figlio con una, una figlia con un altro; vai a messa ogni tanto, frequenti una chiesa, vai al culto, dici male degli altri, attribuisci il male, vedi il male, pensi malamente e maliziosamente, dici e fai cose sconvenienti; c’è l’insolente, c’è il superbo, c’è il vanaglorioso. Chi è senza affetto, chi senza fede nella parola data, chi spietato/spietata. Agisci col criterio del Come-ti-pare. Però, ti senti davvero psicologicamente tranquillo/tranquilla, perché in fondo segui la legge della lieta maggioranza che fa sinceramente Come-gli-pare. Ho perso tempo e lo perdo ancora Esco di casa soltanto all’ora in cui devo arrivare Quando mi pare Sono libero ed incosciente Quindi posso serenamente fare Proprio come mi pare (Fabi-Silvestri-Gazzè, Come mi pare) LEGGE DI CRISTO. È la norma stabilita col sacrificio o sangue di Gesù di Nazaret, annunciato da Mosè e dai profeti, riconosciuto come “agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Secondo questa legge chi impara a confidare in Gesù crede con fede ubbidiente nel dono gratuito (grazia) di salute spirituale morale e perciò inizia a camminare insieme a Lui: si ravvede dei propri peccati, cioè rinuncia a ogni situazione di male/peccato, si immerge in Cristo e rinasce con lui a una esistenza nuova, segue i consigli dello Spirito del Cristo espressi nel Nuovo Testamento. È la legge che informa uno stile di vita del tutto nuovo che risponde con attiva fiducia a un amore immeritato, incommensurabile, l’amore di Dio. È la legge di chi spera anche nella malattia, nella morte, persino oltre la morte, perché Cristo è Garante di vita. Solo Lui lo è. Ma una tale vita ha le sue regole. Molti equivocano pensando che la legge di Cristo non abbia comandamenti. Invece la legge di Cristo, proprio perché legge d’amore, ha un’etica stringente che determina attenti comportamenti morali e spirituali, serie responsabilità verticali (verso Dio) e orizzontali (verso il prossimo). Lo Spirito di Cristo risorto, che si riceve col battesimo biblico, aiuta potentemente a seguire la legge di Gesù: “Amare Dio significa osservare i suoi precetti, e i suoi precetti non sono gravosi, perché chiunque è nato da Dio vince il mondo. E la vittoria che ha vinto il mondo sta nella nostra fede” (1 Giovanni 5,3). Il che, però, apre un problema: “Quando il figlio d’uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra?” Unica soluzione possibile è, forse, la responsabile preghiera non stanca (Luca 18,1 ss.). Allora Gezabel inviò un messaggero a Elia per dirgli: “Così mi trattino gli dèi e anche peggio, se domani a quest’ora non ti avrò tolto la vita, come tu l’hai tolta a ciascuno di loro”. Impauritosi, [Elia] si mise in cammino, per avere salva la vita… (1 Re 19,2). Nonostante il ben diverso cammino, l’equivoco Elia-Gesù accompagnò quest’ultimo per tutta la vita pubblica. Proprio alla fine, la più pura, meravigliata, innocente, pesante ignoranza linguistica fece scambiare Gesù in croce per Elia: Elì, Elì, lemà sabactani? Il colmo dell’equivoco, travisare la parola di Dio che grida. La polizia di Gezabel è tuttora operativa. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – 05 2019

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