Riflessioni

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Altri criteri Forse si potrebbe meglio combattere l’assenza della politica dinanzi alla crescita della disoccupazione, forse diminuirebbe la stagnazione nell’industria, forse i giovani non avrebbero davanti lo spettro dell’emigrazione… Venerdì 23 maggio 2014: MARE NOSTRUM, SALVATI DUE BARCONI OLTRE 100 BIMBI A BORDO LA VITA REALE La maggior parte di noi pensa che la vita reale sia una cosa importante, anzi “la” cosa importante, e la religione o la fede, per quei pochi che ne sanno qualcosa o la praticano, sia un’altra cosa, anzi proprio tutta un’altra cosa. Ecco perché i religiosi celebrano funerali di persone mai viste in chiesa o matrimoni di coppie incontrate, forse, qualche settimana prima del sì. Ed ecco perché teologi e predicatori predicano sermoni che non cambiano nessuno e di cui quasi nessuno parla né discute. Quando il Vangelo NON ERA “religione” ma STILE DI VITA le cose non stavano così. La gente, dinanzi alla Notizia Ottima della risurrezione di Gesù, cambiava davvero modo di pensare e di vivere. La vita quotidiana reale era illuminata dal criterio praticato e proposto da Gesù: PIÙ FELICE COSA È IL DARE CHE IL RICEVERE. È vero che “con il Padrenostro non si governa”, come dice Norberto Bobbio (1909-2004), massimo filosofo italiano della politica. Ma anche la politica deve avere criteri che la guidino. Pensiamo a che cosa potrebbe accadrebbe se “più felice cosa è il dare che il ricevere” fosse il principio filosofico pratico che informasse il complesso delle attività inerenti la vita pubblica e gli affari pubblici di una determinata comunità di uomini. Chissà, forse si potrebbe meglio combattere l’assenza della politica dinanzi alla crescita della disoccupazione, forse diminuirebbe la stagnazione nelle attività industriali, forse i nostri giovani non avrebbero davanti lo spettro dell’emigrazione interna o internazionale. Quel criterio, basilare nell’esistenza del singolo, potrebbe rivelarsi un buon suggerimento anche nella vita pubblica. ARRESTATO IL BUON SAMARITANO Secondo la meravigliosa parabola di Gesù, il buon samaritano soccorse la persona violentata e derubata per strada prestandogli i primi soccorsi. Usò del vino sulle ferite e le fasciò. Usò dell’olio sulle contusioni. Portò il ferito in albergo e lasciò dei soldi all’albergatore perché si prendesse cura di lui finché il samaritano stesso non fosse ripassato a vedere come stava. Così si comportò come prossimo del malcapitato. Se oggi fai una cosa simile è quasi sicuro che ti arrestano. La legge vieta di fermarsi per strada o per mare a soccorrere uno (o quaranta) ferito. La legge vieta di curare le ferite con vino (alcool) sfuso che non sia DOC. La legge vieta di usare sulle contusioni olio che non sia DOP. La legge vieta di lasciare soldi a chiunque senza ricevuta. Ma Dio stesso tutt’oggi afferma che la legge è una cosa e la giustizia verso l’uomo è spesso altra cosa. Si denuncia una “situazione di imbarbarimento spaventoso in tutta Europa”, i “diritti umani” sono dimenticati. Si afferma che è “in corso una mutazione di natura antropologica, perché se 20 anni fa a qualcuno di noi avessero raccontato che si sarebbe restati indifferenti di fronte a donne e bambini che muoiono annegati per fuggire da miseria e guerra, non ci avremmo creduto” (M. Cacciari, Radio Cusano Campus). Non sono d’accordo. Non di mutazione antropologica si tratta ma di amartìa, fallimento umano, peccato. Che aumenterà, se non si torna all’etica di Cristo. RITO DELLA SABBIA Siamo strani. I matrimoni si sfasciano. Allora, si pensa di rafforzarli sposandosi col rito della sabbia. Che roba è? Dice che è un rito antichissimo. Ci vogliono tre contenitori di vetro. Uno per lui con sabbia di un colore, uno per lei con sabbia di altro colore, e uno più grande dove lui e lei dovranno versare insieme la propria quantità di sabbia. La sabbia si amalgama mantenendo le colorazioni originali: simbolo della futura vita insieme di due anime un tempo separate. Ci sono formule da dire e una musica particolare da suonare. Così le due vite saranno davvero unite. Curioso, il Vangelo dice invece che solo la parola sapiente e paziente di Cristo può cementare due persone dando loro la fiducia e il coraggio di una vita comune, la pazienza di affrontare e risolvere i problemi della vita in una società indifferente, la costanza di vivere assieme per la vita. Tempo fa ad Andrea Camilleri è stato chiesto quale fosse stato il giorno più bello della sua vita. Senza esitazioni ha esclamato: “Il giorno del mio matrimonio!” Il Vangelo dice che una casa costruita sulla sabbia crollerà. Ma questo è un dettaglio. A proposito, i contenitori per il rito della sabbia in vetro si vendono su Amazon… CHIUSO PER PAURA Chiusi. Dietro porte chiuse. Dentro macchine chiuse. Dentro case chiuse. Coi cancelli chiusi. Le menti chiuse. I cervelli chiusi. Gli occhi chiusi. Pensieri chiusi intasati otturati. Propaganda ladra che chiude le scelte. Parole false che chiudono i pensieri. Chiusi nella paura falsa che fa “l’omo nero che se la tiene un anno intero”. Parole chiuse che ridicono le stesse cose chiuse. Adatte a teste chiuse sigillate impenetrabili ottuse. Cose da bestie. Uomini come topi. Che girano rigirano e rifanno sempre di corsa lo stesso percorso. Per arrivare al formaggio. Alla trappola che chiude serra stringe uccide. Ma oggi può arrivare Gesù. Il solo che invece apre la mente per far capire e far intendere e aprire e liberare e far vivere e sciogliere e spalancare. Aprire occhi. Aprire menti. Svegliare cervelli. Gesù solo fa vivere ancora. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli (Libertà Sicilia 07 2019)

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