Atti degli Apostoli cap. 5 - I primi problemi
Una età dell’oro della chiesa non è mai esistita. Leggere il testo degli Atti è utile anche a sfatare una concezione mitica del cristianesimo in epoca apostolica. In mezzo a tanta gioia e grazia, ecco sorgere i primi problemi nella chiesa. Uno interno: il comportamento indegno di Anania e Saffira, risolto tragicamente; l’altro, esterno, dovuto alla nuova incarcerazione degli apostoli. In entrambi i casi la chiesa, umilmente, affronta le difficoltà senza interrompere il cammino iniziato nel giorno di Pentecoste.
Il caso di Anania e Saffira è duro da accettare: Dio interviene, punendo con la morte i colpevoli forse per incutere nella chiesa rispetto, timore, santità di condotta: condizioni fondamentali per la crescita spirituale. La liberazione straordinaria degli apostoli sconcerta il Sinedrio. Rilevante il discorso di Gamaliele: l’uomo dovrebbe temere di trovarsi a combattere contro Dio; ma il rabbino non è tanto saggio da scorgere Dio dietro quegli eventi: consiglia di temporeggiare.
Sintesi del capitolo
La menzogna di Anania e Saffira (vv. 1-11):
Due sembrano le cause del loro peccato: amore del denaro e vanagloria. Cercano meriti per un gesto di generosità finta. Non è così che si deve dare a Dio, il quale ama un «donatore allegro» (2 Corinzi 9, 6-7).
Se si getta uno sguardo sia pure fugace alla storia della chiesa – di qualunque chiesa – si nota che la miscela venefica di amore-del-denaro-e-vanagloria ha generato nel tempo scandali e lacerazioni, spesso purtroppo insanabili.
Molti di coloro che riescono a controllare l’amore del denaro, trovano irresistibile il plauso del mondo, la bella figura (ottenuta spesso con mezzi falsi e artificiosi). Si applica pertanto ai credenti ciò che il Maestro aveva detto dei religiosi del suo tempo: «sepolcri imbiancati, belli di fuori, ma dentro pieni di ossa di morti». Si dimentica che la generosità del cuore sa dare senza attendersi alcun contraccambio, né materiale né morale. Dio ricompensa, non gli uomini!
La bugia detta allo Spirito Santo: peccato che viene punito in modo esemplare (anche se nulla si può dire del destino eterno di Anania e Saffira).
La chiesa, che annuncia il vangelo al mondo, deve offrire un comportamento morale rigoroso.
Nel primo secolo vi furono anche miracoli punitivi (e non solo guarigioni e buona salute!). Reazione della gente: sentimenti di paura e timore per la serietà della chiamata di Dio.
Progresso della chiesa (vv. 12-16):
Nonostante il problema di Anania e Saffira, la comunità prospera: molti segni vengono fatti dagli Apostoli (non da tutti i credenti); il popolo magnifica la comunità vedendo dignità e onore nella vita dei discepoli; tutti partecipano alla predicazione e alla testimonianza degli apostoli.
Nuova testimonianza degli apostoli davanti al Sinedrio (vv. 13-42):
Gli Apostoli di nuovo arrestati: il potere religioso teme di perdere il controllo che ha sul popolo.
Liberazione degli apostoli e invito: «andate ad annunciare al popolo tutte le parole di questa Vita». Essi riprendono pertanto l’ammaestramento del popolo «nel tempio e per le case» (v. 42). Le case dei credenti dovrebbero essere luoghi di annuncio del Vangelo.
Il Sinedrio convoca di nuovo gli Apostoli (senza violenza) che hanno il favore del popolo: «Perché ci disubbidite continuando ad insegnare nel nome di Gesù?» Risposta lapidaria: «Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini». Segue una nuova testimonianza sulla persona di Gesù: risorto; esaltato alla vita di Dio, con piena autorità di rimettere i peccati dei pentiti.
Intervento di Gamaliele (dottore della legge, insegna a Gerusalemme dove anche Saulo di Tarso studia: Atti 22, 3). Prima di Gesù due condottieri, Teuda e Giuda Galileo, hanno sobillato il popolo, ma con la loro morte tutto è finito; ora che Gesù è morto, bisogna aspettare gli sviluppi. Se però il disegno viene da Dio, nessuno può modificarlo (v. 40).
Allegria degli apostoli che sopportano tutto per amore di Gesù.
Osservazioni
Gamaliele: un discorso sensato il suo, fatto con rigore storico, non privo di saggezza, anche se rivela un certo opportunismo.
Forse una mente più aperta avrebbe concluso dagli eventi precedenti (i fatti di Gesù, dello zoppo guarito, degli apostoli liberati) che quel disegno veniva davvero da Dio. Un altro capo dei Farisei, Nicodemo, non aveva avuto molte esitazioni a riguardo (Giovanni 3).
Da notare la fermezza degli apostoli, frutto di fiducia umile e convinzione profonda. Anche la comunità reagisce in modo positivo ai problemi che incontra, senza restarne sopraffatta. Questo è un risultato dovuto a maturità spirituale. Essere discepoli significa anche saper superare le prove assieme.
Essi continuano ad annunciare il Vangelo. Un esempio per noi tutti!
Approfondimenti
Possiamo dire, in coscienza, che anche noi ci rallegriamo quando partecipiamo alle sofferenze di Cristo? (vd. Colossesi 1, 24; 1 Pietro 4, 16; 2 Timoteo 3, 12).
Ubbidire a Dio anziché agli uomini non è facile: solo con Cristo e con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle possiamo acquisire la forza necessaria per riuscirvi.
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