LA PAZZIA A SPASSO
«La pazzia, signore, se ne va a passeggio per il mondo come il sole / e non v’è luogo in cui non risplenda». Shakespeare mette questa feroce ma verace battuta in bocca al clown nella sua commedia La dodicesima notte (Atto 3, pubblicata nel 1623). Il testo è molto simile a quella che in Italiano si chiama Inganni (Giorgio Melchiori). Si tratta di un gioco degli equivoci, che s’intrecciano e s’ingarbugliano coi sentimenti dei protagonisti.
La battuta fa riflettere. Se si osserva la società come appare dai telegiornali o dalle pagine di internet, se si considerano le azioni dell’uomo e le loro conseguenze, è difficile non concordare con il clown shakesperiano.
Le singole persone matte sono tante. Tuttavia, come ha dimostrato Franco Basaglia, rivoluzionatore della moderna psichiatria, i singoli matti non sono per nulla i più pericolosi. Il pericolo sta piuttosto nel fatto che sono molti i comportamenti pazzeschi che vengono tranquillamente accolti e persino giustificati.
Il filosofo Nietzsche, che morì pazzo, non aveva del tutto torto quando nella sua opera Al di là del bene e del male osservava che «la follia è molto rara negli individui, ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è la regola». Che dire, allora, di quei gruppi particolari che chiamiamo chiese?
Nella chiesa la sola «pazzia» ammessa – anzi raccomandata – dovrebbe essere quella della predicazione del Vangelo. Scrive infatti Paolo apostolo: «Visto che il mondo non ha conosciuto Dio con la propria sapienza, è piaciuto a Dio di salvare i credenti mediante la pazzia della predicazione». Annunciare un uomo morto e poi risorto è ancora oggi cosa pazzesca. Ma proprio qui sta la fede fiduciosa dei discepoli di Gesù (1 Corinzi 1,17-31). Ciò nonostante, anche il Nuovo Testamento attesta ben altre forme di pazzia.
Vi è la pazzia di Simone il mago, che crede di poter acquisire doni spirituali offrendo denaro agli apostoli. Vi è la pazzia di Anania e Saffira, i coniugi che pur di fare bella figura dinanzi alla chiesa di Gerusalemme, non esitano a mentire, a corrompersi l’un l’altro, accordandosi di nascosto. Vi è la pazzia di Dema, che abbandona Paolo in carcere, e la pazzia di Giuda che ruba denaro dalla borsa delle offerte ricevute da Gesù. Vi è la pazzia del fornicatore di Corinto, che pretende di stare nella grazia mentre si tiene la moglie di suo padre.
Però, dirà qualcuno, si tratta pur sempre di singole persone matte. Magari! Non è così, purtroppo. Simon mago ha la sua chiesa corrotta. Proprio come Anania e Saffira hanno i loro imitatori, la chiesa dove l’apparenza ha sostituito la realtà, dove il virtuale fa le veci dello spirituale. Dema ha anch’egli il suo gruppo di sconsiderati amanti del presente secolo. I ladri che barattano fede e denaro sono attivi nella chiesa, al seguito di Giuda. E quanti pretendono di convivere con la propria immoralità pur sedendo alla mensa del Signore, hanno anch’essi una chiesa. Robe da matti! Eppure robe comunemente accolte e persino giustificate.
Pazzia. Inganni. Tragico gioco degli equivoci. E pensare che «Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare coloro che sono savi» secondo i criteri del mondo. Criteri scriteriati che da millenni sono sempre gli stessi: orgoglio, apparenza, denaro, superficialità, pregiudizio. In una parola, «la banalità del male», come la chiama Hannah Arendt.
Che fare? Arrendersi alla pazza confusione? Subire gli inganni? No. Piuttosto, dice il Vangelo, vigilare, badare a se stessi, mantenersi sobri, stare a guardia dei propri pensieri per non andare ad aumentare la pazza folla, incamminata sulla via lata della stupidità, dell’assurdità. Volgerci a Cristo Gesù che, conclude Paolo nel suo sermone sulla pazzia, «è diventato sapienza per noi». La mente saggia di Cristo la si riconosce a colpo: in questo mondo di sapienti, essa è spiccatamente folle. Ma «la follia di Dio è più savia degli uomini».
Chiesa di Cristo a Pomezia
www.chiesadicristopomezia.it
www.chiesadicristoroma.it
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