Riflessioni

Pagare per parlare

Pagare per parlare 1000 parole, 1 Euro Qualche settimana fa il consumatore medio italiano ha toccato il cielo col dito: chi di dovere ha deciso di togliere di mezzo il balzello che tutti pagavamo per le ricariche dei cellulari. Così, tutti contenti come una pasqua, abbiamo ricaricato i telefonini con 10, 30 o 50 Euro, vedendoci accreditata la somma per intero. Giusto così! Che soddisfazione! Il telefono e il cellulare sono certo grandi invenzioni, eppure, con o senza balzelli, ci fanno comunque pagare per parlare. Ma ci pensate? Pagare per poter parlare. Un mercato certo ricchissimo se è vero come è vero che, mentre scriviamo, due grosse compagnie americane della telecomunicazione stanno tentando di acquisire parte di Telecom. Business is business; sì, gli affari sono affari, ma per pietà! speriamo ci sia ancora qualcuno che si meravigli che l'essere umano debba pagare per poter parlare. E pensare che la parola sembra distinguerci dagli altri animali... ma lo scienziato Konrad Lorenz ha scoperto il linguaggio delle oche, che le api hanno un loro linguaggio, i delfini comunicano... però loro lo fanno gratis. San Tommaso d'Aquino diceva che l'uomo aveva acquisito la parola dopo la caduta e la cacciata dall'Eden (ma la cosa non è provata). Diceva pure che gli angeli non hanno bisogno di parlare: quando formulano un pensiero, questo viene subito recepito dagli altri (ma anche qui nessuna certezza). L'uomo invece deve concepire un significato e collegarlo a fatti fisici per comunicarlo. Suvvia! lasciamo il medioevo là dove si trova, nel passato remotissimo. No, il linguaggio non è frutto del peccato, ma in modo molto bello ci accomuna a tutte le specie animali, ognuna delle quali ha un suo sistema di comunicazione (così ha scoperto l'etologia). Certo, il linguaggio umano è di gran lunga uno dei più sofisticati. · La linguistica fissa cinque tratti del linguaggio. (1) è innato. (2) è insopprimibile: uno scienziato ha condotto un esperimento su due gemelli, ponendone uno in società e l'altro in isolamento. Nel gemello socializzato il linguaggio si è sviluppato, ma il fratello è restato silenzioso. Quando, dopo mesi, i due gemelli sono stati riuniti, quello vissuto in isolamento ha in brevissimo tempo raggiunto il livello dell'altro. (3) Il linguaggio si sviluppa per maturazione. (4) Non si impara né si dimentica (è come respirare o camminare), (5) Il linguaggio è universale, distribuito ugualmente presso tutti gli esseri. L'essere umano è l'unica specie in grado di tradurre qualsiasi messaggio di altra specie. Il contenuto del linguaggio umano è per definizione illimitato (onnipotenza semantica), capace cioè di trovare espressioni per qualunque significato. · Quando si riflette sul linguaggio, sul sistema di comunicazione umano, se ne resta affascinati; si comprende tutto l'errore e l'orrore delle guerre, che inizano sempre quando si finisce di parlare; si capisce quanto sia difficile parlare delle parole, perché è difficile studiare ciò che è (sembra) ovvio. Che miracolo, questa natura talvolta madre, talaltra matrigna, ma sempre abbondante. Però gli umani, che pagano per parlare, stanno ancora quasi come Troisi nella famosa scena con Benigni: passano e ripassano col carretto sul confine e ogni volta, come un registratore monotono, il gabelliere ripete: "Un fiorino!". A noi, moderni, la pubblicità ossessiva e bugiarda grida: "1000 parole, 1 Euro" (più o meno). È rarissimo incontrare un umano pensante che quando Totti, Gattuso e la massa dei paganti gli gridano "Life is now!", risponda "Life is free!" = la vita è gratuita! Parlare con Dio:GRATIS              Una delle prime parole significative della Bibbia è "Dio disse...". è la parola pronunciata da Dio per dar vita al cosmo e poi all'essere umano. Parola che regola, ordina, vivifica. Per la mentalità semitica (di cui la Bibbia è intrisa), la parola è davvero la realtà più preziosa dell'uomo. La parola data, la parola pronunciata, ha in sé qualcosa di vincolante. Ancora oggi, avvaloriamo ciò che diciamo con un "parola mia!". Dio non crea con le mani, ma con la parola potente, suo strumento infinito e perfetto, così diverso dalle nostre parole slavate e quasi sempre, come cantava Mina, "Parole, parole, parole... soltanto parole". All'inizio del racconto poetico della Bibbia, Dio "dice", e le cose esistono e colorano di se stesse il mondo. Ma quando si arriva all'uomo e alla donna la Bibbia non dice più "Dio disse" (come è scritto per tutte le cose), bensì per la prima volta: "Dio disse loro". Dio si rivolge per la prima volta a "loro", proprio come fa una persona rivolgendo la parola ad altre persone. Dio stabilisce un dialogo gratuito e positivo con l'essere umano maschile e femminile. Gesù riprenderà quel dialogo interrotto: parlerà con l'avido Zaccheo e con la peccatrice Maddalena. Sconvolgendo la mentalità comune, parlerà in pubblico con una donna presso un pozzo d'acqua; dinanzi ai discepoli (che a bocca aperta li ascoltano parlare) accoglierà le domande della donna e dolcemente risponderà. Gesù parlerà coi teologi potenti del suo tempo (che non lo ascolteranno) e con gli umili di cuore (che gli apriranno le braccia). Parlerà in riva al lago e dentro casa. Parlerà e ascolterà: indifferente all'ufficialità o all'ufficiosità della circostanza, sensibile invece al significato di ciò che lui dice e di ciò che dicono gli altri. Il suo atteggiamento di ascolto sarà così scrupoloso che una donna - in pubblico - gli farà cambiare idea e lo convincerà a guarirgli la figlia. Gesù è buon parlatore e migliore ascoltatore. È saggio. Dopo la resurrezione, i discepoli manterranno alta la pratica del dialogo. Racconta Luca che una delle caratteristiche della chiesa iniziale era "la comunione fraterna", vale a dire la "partecipazione" di tutti e di ciascuno alla vita del nuovo popolo di Dio. Se tutto ciò è vero, perché oggi nei gruppi religiosi tutti debono stare zitti e solo alcuni possono parlare? Come mai, se uno fa un po' troppe domande, viene guardato di traverso? Perché a domande specifiche, la risposta è quasi sempre "Devi credere così, perché la chiesa insegna così"? Ma perché mai la chiesa, che è opera di Dio, non dovrebbe imitare l'esempio di Dio che dialoga con la Donna e con l'Uomo? Perché non imitare l'esempio di Gesù che ascolta Marta e Maria, e ragiona con loro, ascolta Lazzaro e gli parla? · In base a tutto ciò non si dovrebbe concludere che - proprio nella chiesa - deve trionfare il dialogo educato, libero, positivo, rispettoso, senza umiliare né essere umiliati, franco, fatto con dolcezza e rispetto? Paolo apostolo andò nella città di Filippi, dove c'era un luogo di preghiera frequentato da donne simpatizzanti ebree. Chi mai può pensare che in quel luogo non ci furono domande e risposte fra quelle donne e l'apostolo? (Atti 16,13). Non è forse vero che alcune di loro dialogarono con lui tanto affabilmente e rispettosamente, da ospitarlo poi in casa loro? (Atti 16,15). La sola cosa che deve azzittire un dialogo è la mancanza di significato in ciò che si dice. Ecco perché Gesù non parla con Erode. Ecco perché Paolo scrive che nella chiesa preferisce dire cinque parole comprensibili che dirne diecimila in una lingua incomprensibile (1 Corinzi 14,19). Ecco perché uomini (1 Cor 14,27-28) e donne (1 Cor 14,34) dovrebbero tacere piuttosto che fare confusione e creare disordine. Un dialogo confusionario e senza costrutto è senza decoro, è una babele: questo, e solo questo, è il motivo del silenzio qui raccomandato. Capitò al profeta Elia di incontrare Dio. Senti il rumore di un vento. Ma Dio non era nel vento. Avvertì un terremoto. Ma Dio non era nel terremoto. Venne poi un fuoco intenso. Ma Dio non era nel fuoco. Poi Elia udì nel silenzio un suono dolce e sommesso. Così Dio parlò con lui, e lui con Dio. Magia del dialogo! In quel leggero mormorio la voce divina si fece sentire. Dialogare fra uomini e donne, e fra noi e Dio è un diritto sancito da Dio. La sua la parola merita d'essere ascoltata, studiata, visitata e rivisitata, per capirla bene, senza preconcetti: "Venite e discutiamo assieme", dice Dio. Per parlare con lui, non si paga: alla faccia di tutti coloro che pretendono di gestire le nostre parole.

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