Riflessioni

Riflessioni / maggio 2009

Dio e le favole Favola e verità «Se è vero quello che dicono gli ottimisti seguaci del dogma del progresso, la religione è stata l'infanzia del mondo, ma ora il mondo è diventato adulto, e anziché baloccarsi con miti e riti, ha creato altre forme di conoscenza, altri strumenti di potenza. È andato oltre. (...). Gli ideali cristiani che pigramente si rievocano ancora nelle parrocchie, avrebbero trovato il loro adeguato sviluppo nella moderna coscienza della libertà, della democrazia, della giustizia sociale. La religione non sarebbe più necessaria perché avremmo ormai qualcosa che è più della religione, dove ciò che nella religione era ancora mischiato con oscure superstizioni e confuse favole si è perfezionato e sublimato. La religione non sarebbe altro, quindi, che una verità vestita da favola, buona per il popolo, che come i bambini e come i primitivi, è incapace di sollevarsi alla luce chiara della ragione. Questa semplicistica spiegazione non è altro che il frutto fuori stagione dei vari progressismi ottocenteschi, mille volte contraddetti dai fatti ma tuttora vivi e vegeti nel bel mezzo della nostra pigrizia. Non so che posto si potrebbe trovare, in questa rosea concezione della storia, per i sei milioni di ebrei uccisi con il gas e bruciati nei forni; per lo squilibrio psicologico dell'uomo contemporaneo, che vive nell'incubo continuo della guerra, della rivoluzione, delle radiazioni atomiche, del cancro; per il disordine e per lo sbandamento del mondo; per l'enorme stanchezza che ci ha vinti tutti». Questa citazione è tratta da Religione e futuro che il "tecnico" Sergio Quinzio scrisse nel lontano 1962. Eppure i concetti che egli presentava suonano attuali: (1) come critica alla tradizionale religione consolatoria, (2) come critica al "progresso" seppellito sotto guerre, genocidi e terrorismi, (3) come ricerca di quel «regno» che è «di Dio», e pertanto non si lascia addomesticare da strutture pseudo-religiose né inglobare da chimere politiche. Ispirato da Dio, Paolo apostolo scrive che il regno di Dio è giustizia, pace e allegria nello Spirito di Dio (Rom. 14). La giustizia che si ottiene fidandosi del dono di salvezza di Dio; la pace che si gode con il Signore mediante Colui che ha fatto la pace, cioè Cristo; l'allegria che ci invade quando ci si converte al Cristo del Vangelo. Giustizia, pace e allegria nello Spirito di Dio sono le condizioni buone che possono ancora portare ordine nella nostra esistenza quotidiana, placare le nostre paure, restituirci stabilità psicologica e spirituale, smuoverci dalla nostra pigrizia. Attenzione però, ci avverte S. Quinzio, a non farci irretire dalle favole: «Quello che un tempo era un Dio o un inviato di Dio per rivelare la verità agli uomini, oggi è un impiegato dello stato che insegna da una cattedra dell'università. Quella che per Mosè era la "terra promessa", per noi è un mercato commerciale». Siamo sicuri di aver individuato quale sia davvero la favola e quale sia invece la verità? Dio non racconta favole Nel testo l'Infallibilità della chiesa (1888) George Salmon scrive che nessuno è disposto a fidarsi di un'autorità che non conosce. È un triste dato di fatto che nella nostra società il testo biblico sia ignoto a moltissimi, ecco perché ben pochi sono disposti a dar fiducia alla Bibbia, perché non la conoscono. La ignorano soprattutto coloro che vanno sbandierando di conoscerla. Invece, nella migliore delle ipotesi, la leggono attraverso i catechismi di questa o quella confessione, persino mediante libretti importati dagli USA e tradotti in cattivo italiano. Ma se si ignora la Bibbia, è facile e probabile dare retta alle favole. Quando la religione era una cosa seria, l'apostolo poteva raccomandare di predicare «la Parola di Dio», insistendo, riprendendo, correggendo, esortando con pazienza. L'istruzione stessa derivava dalla Parola di quel Dio capace di parlare all'intimo della persona umana, perché il principio della conoscenza è il rispetto verso l'Eterno. Se si perde questo rispetto si diventa sordi alla Parola di Dio. Nessuno meglio di Dio conosce il cuore dell'uomo. Egli sa che nel corso del tempo i sordi «non sopporteranno il sano insegnamento; ma per prurito di udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante...» (2 Tim. 4, 1 ss.). è vero purtroppo, ciò che si crede può essere una favola, ciò di cui ci si fida può essere puerile raccontino. Questo è il costo dell'ignoranza presuntuosa. Quali erano le favole raccontate anticamente? Ricordiamone qualcuna: che il dio sole guidava l'imperatore nelle battaglie e nelle vittorie; che tutto il mondo imperiale era illuminato da un unico sole (Apollo o Mitra) che incarnava l'unità dell'impero; che l'imperatore stesso era l'immagine del sole, splendente nel suo manto di porpora; che per il trionfo del regno di Dio ci si doveva inchinare alla potenza dell'impero che, con Costantino, finalmente diveniva protettore del cristianesimo e quindi segno di provvidenza... tutte favole. Secondo certe favole (bugiarde come chi le raccontava) si sarebbe vietato il matrimonio e si sarebbe insegnato che bisogna astenersi da certi cibi (1 Tim. 4). Nuova forza avrebbe poi trovato la spinta favolistica verso una religione che tutto invade, tutto "struttura": visite a santuari, viaggi a Lourdes o a S. Giovanni Rotondo, dedicati a questo o a quel "santo", convegni per donne, per uomini, per giovani, e perfino preghiere su appuntamento. Tra parentesi, dare un appuntamento a Dio per una preghiera è il colmo della solare follia che scoppi nella mente umana. A che pro queste fole? Esse servono a trascinare le "masse dei fedeli" qua e là, a controllarne la religiosità. Favole che passano per cose spiritualissime. La parola d'ordine però è "strutturare", cioè "controllare". Un po' di buon senso. Dov'è la Verità di Cristo in questo commercio, in questa politica, in questi controlli, in queste regolazioni della fede altrui? E se io non ce li ho i soldi per il viaggio a Lourdes o per il convegno delle donne o degli uomini? Dio non mi benedice, non mi assiste? E se io non la voglio la provvidenza di un Costantino politico? Dio forse mi rifiuterà per questo la Sua Provvidenza? Che favola bugiarda questo commercio di anime! Che falsità questi controlli di fedi e di corpi! Non basta più la verità umile di Dio che sa parlare al cuore di chi medita la Sua Parola? È urgente e necessario tornare alla potenza della Parola divina espressa nel Vangelo di Cristo. Solo Giuda può rinunciare alla Verità che è in Cristo per credere alle abbaglianti favole del dio sole.

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