Fidiamoci di Cristo Gesù
Nel Vangelo di Giovanni Gesù dà una risposta che è rimasta famosa:
Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà mai, credi tu questo? (11,25 s.)
La domanda è rivolta a Maria (sorella di Lazzaro), ma anche a tutti noi. Quando i discepoli di Gesù prendono il pane e bevono il vino nel giorno del Signore (domenica) essi ricordano la morte di Gesù. Ma questo gesto semplice significa soprattutto che essi credono alla sua resurrezione.
Il timore della morte ha sempre perseguitato l'essere umano. La morte ci sembra inammissibile. Essere per finire. Nascere per morire: ecco l'assurdo secondo la nostra mentalità umana. Per noi la morte è come una violenza fatta alla nostra natura. Quindi contro la violenza c'è la ribellione inevitabile, ma si tratta di una ribellione inutile...
L'incubo della morte pesò e pesa ancor oggi su coloro che non accettano il capovolgimento della situazione umana che Cristo ha operato col suo riscatto a favore di tutti noi.
Nessuno ha mai vinto la battaglia contro la morte. Tutti dobbiamo inchinarci ad essa, anche Gesù si dovette inchinare dinanzi alla morte. Ma egli è il solo che è uscito dal sepolcro avendo acquisito la vita stessa del Padre. La storia riconosce in Gesù l'unico vincitore della morte.
Il sepolcro fu per Gesù come una seconda culla, e così sarà per noi pure se crederemo in lui. Con la realtà della risurrezione ecco che i cimiteri divengono soltanto dormitori pubblici; i dormienti sono in attesa del risveglio!
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